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di Perfranco Baiamonte |
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Si attribuisce a Palladio la fase iniziale dei lavori, quella successiva e di completamento è di Vincenzo Scamozzi. A tredici anni dalla morte di Palladio (1580), il palazzo risulta ancora non finito: i lavori iniziano nel 1586 e vengono terminati dal nipote di Francesco Thiene, Enea Thiene, nei primi del seicento; questo palazzo venne poi acquistato, nel 1835, da Lelio Bonin Longare, ecco perché prese tal nome. La facciata si presenta con due piani ed un attico sovrastante; il primo piano è caratterizzato da un bugnato e da otto semi colonne di ordine corinzio, che si ripropongono al piano superiore, intervallate da sette finestre, che alternano i frontoncini triangolari. Il palazzo dispone di un atrio profondo dal quale si accede alle varie stanze: è curioso notare che le stanze, il cui accesso si trova sulla destra entrando, riutilizzano murature pre-esistenti, risultando quindi irregolari, mentre quelle a sinistra appaiono perfettamente regolari, frutto quindi di uninnovazione successiva. Analizzando la realizzazione delledificio si possono notare gli elementi palladiani e quelli scamozziani: ad esempio la loggia a doppio ordine sul cortile è opera di Palladio, mentre il fianco potrebbe essere dello Scamozzi. |