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Arezzo non è solo una "chimera"
di Francesco Iannelli |
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La Chiesa di San Domenico domina con la sua gotica architettura il fondale in leggera pendenza di Piazza S.Domenico: uno dei punti più suggestivi della città. La costruzione della basilica venne
ultimata ai primi del Trecento anche se in seguito ha subito ripetute
manomissioni e restauri. L'interno ha una sola, ampia navata
, con vetrate moderne e copertura a capriate. Conserva alle pareti molti
affreschi tre-quattrocenteschi di artisti aretini e senesi dei secoli XIII -
XIV (tra gli altri Spinello Aretino e Parri di Spinello) e un grande Crocifisso
ligneo del Quattrocento. Alla parete destra la cappella Dragonelli (1370),
unico residuo delle originarie edicole sostituite nel Cinquecento con grandi
altari. Custodisce anche un tabernacolo gotico in pietra serena (1350); la
tomba del vescovo Ranieri degli Umbertini morto nel 1301; il gotico altare
Dragomanni (1350) e una Madonna col Bambino, scultura senese del
1339. Considerato il profondo impegno che l'artista dedica a quest'opera, la grande preziosità e purezza dei colori usati, l'estrema raffinatezza dell'esecuzione, nonché la perfezione incredibile della carpenteria che gli ha consentito di conservarsi quasi in perfetto stato fino a noi, si trattò senza dubbio di una commissione di grande importanza e impegno economico, affidata dai Domenicani ad un artista già molto affermato, pur avendo 25 anni. Durante il restauro, con la riflettografia, straordinario strumento di indagine capace di riprendere con estrema precisione e nitidezza quanto esiste al di sotto degli strati di colore, si sono potute avere perfette fotografie del disegno anatomico del Cristo, come Cimabue lo aveva tracciato e intensamente chiaroscurato prima di procedere alla stesura dei suoi colori e delle dorature. "Un patetismo di estrema intensità, ma profondamente contenuto e sommesso, è espresso dal volto bellissimo del Cristo che ha assunto volontariamente su di sé i dolori dell'umanità intera". |