Torino e la sua storia
a cura di v.p. |
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Il Settecento - parte 6 Invece nel 1730 con lavvento al trono di Carlo Emanuele II, i lavori vennero affidati allarchitetto Burromis di Tavigliamo. La Madama Reale Maria Cristina di Francia sceglie il pendio, della collina di San Vito per la costruzione della sua villa affidata al Padre Costaguta. La vigna della Madama Reale, oggi villa Albeg, fu terminata nel 1753 e si presenta a tre piani con un aspetto signorile. Gli interventi degli architetti creano, con il parco che lo circonda, prospettive ed angoli suggestivi; con laccrescersi della potenza dei Savoia inizia il periodo delle grandi dimore reali: Stupinigi, Venaria (inizio 600) e i Castelli di Rivoli e Moncalieri, vengono ad aggiungersi al Valentino, alla Villa della Regina ed alla Villa di Madama Reale. Nel Settecento, sorgono ville e castelli dove si organizzano battute di caccia negli splendidi territori boschivi circostanti: la Palazzina. Un esempio illustre è appunto la Palazzina di Caccia di Stupinigi, costruita per desiderio di Vittorio Amedeo II; fu iniziata nel 1729 su progetto di Juvarra e terminata nel 1721. Il corpo centrale è costituito dal grande salone da ballo sviluppato su due piani. Questo ambiente ellittico forma il perno di una croce di SantAndrea dalle quattro ali. Da quella rivolta verso il cancello dingresso si dipartono due corpi di fabbrica destinati ad ospitare servizi e scuderie e sembrano abbracciare il cortile. Nel 1733 furono iniziate le case che, poste lungo il viale alberato e utilizzate ancora oggi uniscono la città alla palazzina. Dietro la villa si apre il parco dove convergono dodici viali. Il complesso dialoga e si impadronisce con felicità e sicurezza del paesaggio. Monumento leggero, alitante nello spazio circostante, con sicuro carattere rococò, non ha grosse colonne ma leggere lesene, ampi finestroni e balaustre che alleggeriscono il corpo centrale sormontato da un grande cervo di bronzo fuso da Francesco La Datte, per ricordare la funzione della palazzina. La Datte fu il più grande bronzista del Settecento, doveva essere il creatore della fontana di piazza San Carlo, che non fu realizzata. Purtroppo Filippo Juvarra, chiamato dal Re di Spagna per la costruzione del Palazzo Reale di Madrid, si ammalò e morì. Il seicento ed il settecento sono per Torino il momento di massima espressione, dal quale acquista in eredità un enorme patrimonio architettonico e urbanistico di ineguagliabile bellezza, che tuttoggi, malgrado le offese moderne, è discretamente conservato, con interi quartieri intatti nella loro ossatura. Con unaccurata opera di pulizia, e di restauro e di valorizzazione, il grande carattere di una vera città di Corte europea, tornerebbe a risplendere. |