Piani di volo Torino e la sua storia
a cura di vp
 
Il Cinquecento
parte 1
parte 2
parte 3
parte 4
parte 5
 
Torino e la sua storia
La Torino romana

La Torino medioevale

La Torino del '500

La Torino del '600

La Torino del '700

La Torino dell'800
 
Torino da scoprire
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Il Cinquecento - parte 4

Oggi, nell’attuale piazza San Carlo, possiamo trovare il monumento equestre eretto al termine della guerra contro i Francesi, che raffigura Emanuele Filiberto che rinfodera la spada per simboleggiare la fine della guerra. In questo momento ci si accorge che Torino è distrutta e avrebbe bisogno di varie ricostruzioni, inoltre, Emanuele Filiberto vorrebbe costruire un monumento celebrativo e decorativo, ma le casse, in seguito alla guerra, non lo permettono.

Decide, così, di far costruire un formidabile organismo difensivo sul lato debole della città, quello ovest, verso la Francia: la Cittadella; così fu chiamata la monumentale fortezza concepita secondo la più moderna tecnica militare del tempo; fu il più importante e grande complesso militare d’Europa. La costruzione sorse nell’angolo sud-ovest della città e l’incarico dei disegni, dei calcoli, e della costruzione fu affidato all’architetto urbinate Francesco Paciotto, che riprese il disegno precedentemente elaborato dall'Horologi. La costruzione fu concepita a pianta pentagonale e utilizzò la tecnica del “fronte bastionato”, corrispondente ai più nuovi criteri fortificatori sviluppatisi alla scuola di Francesco e di Giorgio Martini, architetti senesi del tardo ‘400, che rivoluzionarono gli antichi principi di difesa, in sostituzione alle precedenti torri e mura romane e medioevali. Con il “fronte bastionato” si realizzava il “fiancheggiamento”, ossia la difesa laterale incrociata anche a breve distanza, che permetteva di coprire anche gli angoli morti. Il 17 maggio 1566 la Cittadella fu ufficialmente inaugurata e ne venne nominato il primo governatore. Una delle poche parti della cittadella tuttora esistente e visibile è il Mastio, deposito di armi e polveri. Oggi lo si vede privo del tetto e spoglio del lungo bancone chiuso, dal quale si vedono ancora i due ingressi ed i quattro sostegni di pietra.

Il grande fossato antistante è ora colmato ed è scomparso il ponte levatoio; il Mastio rimane tuttavia edificio di grande interesse. Sopra il grande portone centrale vi è un ampio arco di muro del tutto spoglio, salvo due finestrelle per lo scorrimento del ponte levatoio.

L’altra è la Cisterna situata più ad est, e si presenta con una doppia rampa elicoidale (sistema di scale abbastanza largo ed ingegnoso da permettere la discesa per abbeverarsi agli squadroni di cavalleria, in fila per due, e di risalire nel senso opposto senza incontrarsi).

Quando a metà 800 la Cittadella fu distrutta Riccardo Brayda, bravissimo architetto dell’epoca, non avendo il coraggio di abbattere queste stupende opere, convinse il Comune a risparmiare il Mastio e interrò la Cisterna, pur dovendone distruggere la parte superiore che terminava con una grande torre, e disegnò delle mappe per il loro ritrovamento futuro. Alla sua morte, tramandò le mappe al figlio con l’ordine di tramandarle a sua volta fino a che i tempi non fossero stati tali che la loro importanza fosse riconosciuta. Nel 1968 i documenti giunsero al generale Amoretti che fece cercare la Cisterna, che pare trovarsi in via Valfrè, nel cortile di una scuola elementare. La distruzione delle Cittadella fu un enorme sbaglio sia dal punto di vista storico, che da quello urbanistico. La sua sopravvivenza, inoltre, avrebbe dato alla città un impatto monumentale ed un aspetto storico-militare non indifferente, che non sarebbe stato facilmente minimizzato neppure dall’enorme sviluppo disordinato che ha subito la Torino di oggi.