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CHIESA DI SAN FRANCESCO

San Francesco d’Assisi, andando in Francia, passò per la nostra cittadina e venne ospitato nel castello di Susa dalla contessa Beatrice di Ginevra, moglie di Tommaso I, conte di Savoia.

La nobildonna chiese a San Francesco, a ricordo della sua presenza in Susa, qualcosa .... ma non avendo nulla tagliò la manica della sua tonaca. La contessa chiese allora al Santo se poteva fare qualcosa per lui, e Francesco rispose che avrebbe desiderato avere in Susa una casa ed una chiesa per i suoi frati. Pochi anni dopo, nel 1244, la costruzione della chiesa era terminata con a fianco un piccolo convento abbellito da due chiostri. Qui venne conservata a lungo la reliquia preziosa della manica di San Francesco, poi essa fu trasferita in Francia, prima a Chambery, nella cappella reale dei Savoia, poi nella chiesa dei frati cappuccini di Annecy, dove si trova tuttora.

Ben presto il convento acquistò un ruolo importante, sia religioso sia civile , in tutta la valle, tanto che si trova già citato in documenti della seconda metà del 1200. Molte famiglie nobili chiesero di avere sepoltura presso la chiesa, e oggi troviamo, nei chiostri , delle lapidi che risalgono al 1268 -69.

La collocazione del convento, un po’ fuori Susa, ne ha fatto un luogo di sosta e di accoglienza per i viaggiatori e la tradizione continua ancora oggi ad opera dei frati francescani liguri e piemontesi che hanno sempre tenuto aperto questo luogo di preghiera, ad eccezione del periodo napoleonico, quando la Chiesa fu soppressa e poi chiusa.

Architettura e arte in San Francesco

Anticamente la chiesa era sopraelevata di qualche gradino rispetto al piano della strada, mentre ora si trova al di sotto del livello stradale. Questo è dovuto alle frequenti inondazioni del rio Merdarello che scorreva lì vicino. Esiste anche un’altra interpretazione meno sicura dal punto di vista storico: che ci fosse un tempio pagano, costruito in età romana, poi riutilizzato per la costruzione medioevale.

Non è facile accertare come fosse la chiesa primitiva nei suoi particolari architettonici. Quella che visitiamo è infatti dovuta ai lavori di restauro compiuti fra il 1880 e il 1887 ad opera della famiglia Sollier che aveva acquistato la chiesa, devastata nel periodo napoleonico. L’allora vescovo mons. Rosaz la riconsacrò nel 1888 e la affidò di nuovo ai frati francescani.
La facciata della chiesa è a salienti, divisa in tre parti che corrispondono alle tre navate interne. Il portale è in pietra arenaria, sormontato da una ghimberga di età gotica e abbellito da piccole colonne sormontate da capitelli che rappresentano teste umane, foglie e animali.

A sinistra si eleva il campanile, recentemente restaurato, e a destra si sviluppa il convento, arricchito da due chiostri.

L’interno è a tre navate con transetto e abside con volta a crociera, sostenuto da colonne assai poderose. Ciascuna termina con un capitello molto antico, in pietra scolpita con figure arcaiche che rappresentano animali e vegetali.

L’abside gotica e divisa in sette lati ed è la parte meglio conservata della chiesa. Il transetto si conclude a sinistra con una cappella e a destra con la sacrestia.

La cappella terminale della navata di destra è da vedere: la volta , a crociera, conserva degli affreschi che non hanno mai subito restauri , per cui sono autentici e risalgono al 1300 , e sono opera della mano sicura di un artista della scuola lombarda. Le quattro vele in cui si divide la volta rappresentano i quattro evangelisti e i loro simboli.