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Da Via
Po a Via Gaudenzio Ferrari
Si giunge così
in Via Po, fondamentale strada della città, che unisce Piazza
Castello con Piazza Vittorio Veneto: un lungo asse di edifici
uniformi scanditi da un altrettanto lungo porticato. Di grande importanza
architettonica e urbanistica, Via Po fu realizzata su progetto di Amedeo di
Castellamonte tra il 1673 e i primi anni del 700 nella fase di
ampliamento della città verso il Po.
Trattenendosi ancora su Piazza Castello e guardando
verso il fondo di Via Po, è possibile godere di uno prospettiva sulla
collina torinese ed ammirare, in lontananza, la chiesa della Gran Madre di
Dio. Lasse di Via Po è costituito da una progressione di
edifici uniformi e porticati, non più a carattere nobiliare, ma
borghese. Presenta sul lato sinistro, isolati collegati da terrazze che
continuano i portici per tutta la sua lunghezza di circa 700 metri;
lasse, tracciato da Amedeo di Castellamonte, fu voluto dai duchi di
Savoia per collegare Palazzo Reale al Po ed alle residenze collinari, quale la
Vigna del Cardinale Maurizio, meglio conosciuta come Villa della Regina.
Percorrendo la Via Po verso il fiume, sul lato
sinistro, al numero 12, si incontra la sede dellUniversità,
costruita su progetto di Michelangelo Garove e successivamente di G. Antonio
Ricca, voluta da Vittorio Amedeo II in occasione delle riforma degli studi
superiori. Andando sul lato destro della via, al numero 8, si trova, lo storico
Caffè Florio, che vide passare nelle sue sale i principali
artefici del Risorgimento italiano. Scendendo ancora, s'incontra, sul lato
sinistro, lOspizio di Carità di Amedeo di Castellamonte
(1673), meglio conosciuto come Palazzo degli Stemmi perché presenta
sulla facciata gli stemmi delle ventisette famiglie nobili che contribuirono
alla sua realizzazione.
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Arrivati
allincrocio con Via Montebello si prosegue per questa strada dove, al
numero 20, si erge in tutta la sua altezza (167 metri), la Mole
Antonelliana simbolo della città, opera di Alessandro Antonelli
(1863), a lui ordinata dalla Comunità Israelitica, per essere sede della
Sinagoga ebraica. |
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Leccezionale equilibrio tra linguaggio
classicheggiante e adesione alla regole costruttive tecnologiche, rende la Mole
un importante esempio della particolare condizione culturale degli architetti,
durante lOttocento italiano. Ledificio è terminato dal
tempietto, balconata panoramica, che sostiene la guglia, struttura sovrastante.
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Attualmente
è la nuova sede del Museo Nazionale del Cinema.
Lallestimento interno del museo, assegnato allarchitetto svizzero
François Confino, propone al visitatore un percorso dal pre-cinema ad
oggi, dalle lanterne magiche alle tecniche del futuro, con una collezione unica
al mondo di macchine per la visione e la ripresa, stampa, documenti, manifesti
e fotografie, oltre ai 5 mila film conservati nella cineteca. Un cammino
esaltante lungo una rampa che scende nellimmenso salone della Mole.
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Continuando lungo la
Via Montebello si giunge al Corso San Maurizio, dove si svolta sulla destra e
si prosegue fino alla Via Giulia di Barolo, dove al numero 9 si trova la
cosiddetta Fetta di Polenta, costruita sopra Casa
Scaccabarozzi, anchessa opera di Antonelli. Ledificio alto 27
metri, i cui lati corti misurano rispettivamente 5 metri il primo e 70
centimetri il secondo, fu realizzato dallarchitetto per sfida, su un
limitato terreno triangolare ed evidenzia le qualità di
originalità architettonica di Antonelli.
Dallingresso
principale della Mole, voltando in Via Gaudenzio Ferrari, si giunge alla
Bottega dErasmo (di Roberto Gabetti e Aimaro Isola 1954),
costruzione neoliberty concepita come libreria antiquaria e residenza.
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