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Da Vernazza a
Monterosso
A prima vista
Monterosso appare diversa dalle altre "quattro
terre", ed in effetti essa è l'unica ad avere strade ed un estensione
anche orizzontale. Il paese è diviso in due da un promontorio, da una
parte il borgo vecchio, dall'altra la zona di Fegina. A Fegina, sono presenti molte strutture turistico
residenziali (buona la focaccia sfornata dal Fornaio di Monterosso, sul
lungomare di Fegina); la lunga spiaggia ha un bagnino d'eccezione, una statua
alta 14 metri e del peso di 1700 quintali, detta "il Gigante" controlla i
bagnanti dalla punta posta a ponente (un tempo tale statua, raffigurante il dio
Nettuno, poggiava su di una grossa conchiglia che, prima che venisse erosa dal
mare, fungeva da terrazza per la villa retrostante). Proprio nei pressi del Gigante inizia il sentiero che in
un'ora di cammino abbastanza faticoso vi porterà a Punta Mesco (e poi
eventualmente a Levanto - in tutto circa 2/2, 5 ore). Il panorama che potrete
godere dai ruderi della chiesa di Sant'Antonio vi ripagherà comunque
degli sforzi fatti.
Si dice che il nome
di Monterosso derivi dalla colorazione che il promontorio assume durante gli
incantevoli tramonti, altri invece dicono che esso derivi dalla colorazione
rossa dei capelli del marchese Oberto I degli Obertenghi, detto Rufus, "signore
del castello" e proprietario della zona; la collina venne chiamata dunque "u
munte du russu" (il monte del rosso), eliminati gli articoli rimase
semplicemente "munterussu". Ora una triste storia d'amore. Una leggenda narra
di una festa in cui s'incontrarono un principe di nome Monterosso ed una
principessa chiamata Riomaggiore. Si videro solo a quella festa, ma fu
sufficiente per far scoccare subito un grande amore. Abitavano però molto lontano l'un dall'altro; un
giorno, stanchi della reciproca lontananza, entrambi decisero di incamminarsi
per potersi incontrare per la strada, il cammino era così difficile che
i due s'incontrarono solo a metà strada quando ormai eran tutti e due
molto vecchi. Infatti, forse per la fatica del cammino (?!?) poco dopo il loro
incontro i due morirono abbracciati. Da
allora questa strada, forse in loro memoria, viene chiamata
"la via dell'amore". Esistono altre due favole sulla chiesa e sui tentativi di
spostarla con delle funi
o sui tentativi di far mangiare l'erba che era
cresciuta sulla cima del campanile ad una mucca
fatevele narrare da
qualche anziano del posto, magari sorseggiando un buon bicchiere di vino, se
gli sarete simpatici forse ve le racconterà
Oggi il turismo ha forse stravolto queste semplici
leggende romantiche, lasciando però inalterate le bellezze del posto.
Sono nate molte attività ed una moltitudine di idiomi e suoni
"stranieri" riempiono l'aria di Monterosso (e delle Cinque Terre), se devo
esser sincero mi fa un po' impressione sentire tante lingue in località
che fino a non moltissimi anni fa erano abbastanza ignorate dalle masse di
turisti stranieri. Chi, si dice, abbia
tratto vantaggio da quest'esplosione turistica sono i giovani del posto che tra
svedesi, australiani, americani/e e chi più ne ha più ne metta
hanno ampliato le proprie conoscenze "geografiche".
Tornando agli aspetti
più prettamente turistici, dal lungomare di Fegina, o dalla passeggiata
che sale sul colle che separa Fegina col borgo vecchio (promontorio di S.
Cristoforo) potrete iniziare la salita che vi porterà al Convento dei
Cappuccini; da qui un ottimo panorama, magari colto all'ora del tramonto, vi
ripagherà delle energie spese per la salita (per la visita al convento
ed alle opere lì custodite, rispettate invece i canonici ed i canonici
orari di visita) Ancora a Fegina, in via
IV Novembre, veniva a trascorrer le sue vacanze il premio nobel per la
letteratura Eugenio Montale. Molte sue poesie descrivon Monterosso e le Cinque
Terre, anche se, si dice che i rapporti del poeta con la gente del posto non
fossero poi così idilliaci, (a conferma del carattere un po' schivo e
diffidente della gente del posto). Se
provenite dalla stazione fate il giro pedonale ai piedi della torre (o se avete
fretta fate il tunnel) ed arriverete al borgo vecchio. Qui spicca la bella
chiesa di S. Giovanni Battista (del 1300 - festa patronale, con il classico
spettacolo dei lumini sul mare, il 24 giugno), da qui girellate per i caruggi
del borgo, fermandovi ogni tanto a bere qualcosa di buono in una delle tante
enoteche (non esagerate!! anche se non avrete il problema dover rimaner sobri
per dover guidare, la sbronza ed il salasso son sempre dietro l'angolo!) o
semplicemente cercatevi un posto isolato e tranquillo per leggere il giornale,
mangiando un po' di focaccia.
Per chi vuol fare non solo bagni di mare, ma anche di
folla, segnalo la Festa del Limone a fine maggio e quella del pesce a fine
luglio (sempre che si sia pescato!).
Per mangiare: sulle colline sopra il paese, in
località Beo, il ristorante "Il Ciliegio" (tel. 0187 817829) dove
potrete assaggiare le favolose ed "uniche" acciughe di
Monterosso , magari preparate marinate con il supporto degli altrettanto
celebri limoni!. Presso l'Enoteca Internazionale in via Roma potrete gustare i
favolosi vini, non solo locali; non perdetevi infine la farinata e gli sgabei
(pasta di pane fritta) preparati presso la bottega "Il frantoio" in via
Gioberti, 1. |
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