PIANI DI VOLO
A spasso per le Cinque Terre

di Giuseppe GENOVESE
Sommario
I luoghi
Per il viaggio
Riomaggiore
Manarola
Corniglia
Vernazza
Monterosso
Levanto
Vini
Da Vernazza a Monterosso

A prima vista Monterosso appare diversa dalle altre "quattro terre", ed in effetti essa è l'unica ad avere strade ed un estensione anche orizzontale.
MonterossoIl paese è diviso in due da un promontorio, da una parte il borgo vecchio, dall'altra la zona di Fegina.
A Fegina, sono presenti molte strutture turistico residenziali (buona la focaccia sfornata dal Fornaio di Monterosso, sul lungomare di Fegina); la lunga spiaggia ha un bagnino d'eccezione, una statua alta 14 metri e del peso di 1700 quintali, detta "il Gigante" controlla i bagnanti dalla punta posta a ponente (un tempo tale statua, raffigurante il dio Nettuno, poggiava su di una grossa conchiglia che, prima che venisse erosa dal mare, fungeva da terrazza per la villa retrostante).
Proprio nei pressi del Gigante inizia il sentiero che in un'ora di cammino abbastanza faticoso vi porterà a Punta Mesco (e poi eventualmente a Levanto - in tutto circa 2/2, 5 ore). Il panorama che potrete godere dai ruderi della chiesa di Sant'Antonio vi ripagherà comunque degli sforzi fatti.

Si dice che il nome di Monterosso derivi dalla colorazione che il promontorio assume durante gli incantevoli tramonti, altri invece dicono che esso derivi dalla colorazione rossa dei capelli del marchese Oberto I degli Obertenghi, detto Rufus, "signore del castello" e proprietario della zona; la collina venne chiamata dunque "u munte du russu" (il monte del rosso), eliminati gli articoli rimase semplicemente "munterussu". Ora una triste storia d'amore. Una leggenda narra di una festa in cui s'incontrarono un principe di nome Monterosso ed una principessa chiamata Riomaggiore. Si videro solo a quella festa, ma fu sufficiente per far scoccare subito un grande amore.
Abitavano però molto lontano l'un dall'altro; un giorno, stanchi della reciproca lontananza, entrambi decisero di incamminarsi per potersi incontrare per la strada, il cammino era così difficile che i due s'incontrarono solo a metà strada quando ormai eran tutti e due molto vecchi. Infatti, forse per la fatica del cammino (?!?) poco dopo il loro incontro i due morirono abbracciati.
Da allora questa strada, forse in loro memoria, viene chiamata "la via dell'amore".
Esistono altre due favole sulla chiesa e sui tentativi di spostarla con delle funi … o sui tentativi di far mangiare l'erba che era cresciuta sulla cima del campanile ad una mucca … fatevele narrare da qualche anziano del posto, magari sorseggiando un buon bicchiere di vino, se gli sarete simpatici forse ve le racconterà …

Oggi il turismo ha forse stravolto queste semplici leggende romantiche, lasciando però inalterate le bellezze del posto. Sono nate molte attività ed una moltitudine di idiomi e suoni "stranieri" riempiono l'aria di Monterosso (e delle Cinque Terre), se devo esser sincero mi fa un po' impressione sentire tante lingue in località che fino a non moltissimi anni fa erano abbastanza ignorate dalle masse di turisti stranieri.
Chi, si dice, abbia tratto vantaggio da quest'esplosione turistica sono i giovani del posto che tra svedesi, australiani, americani/e e chi più ne ha più ne metta … hanno ampliato le proprie conoscenze "geografiche".

Tornando agli aspetti più prettamente turistici, dal lungomare di Fegina, o dalla passeggiata che sale sul colle che separa Fegina col borgo vecchio (promontorio di S. Cristoforo) potrete iniziare la salita che vi porterà al Convento dei Cappuccini; da qui un ottimo panorama, magari colto all'ora del tramonto, vi ripagherà delle energie spese per la salita (per la visita al convento ed alle opere lì custodite, rispettate invece i canonici ed i canonici orari di visita)
Ancora a Fegina, in via IV Novembre, veniva a trascorrer le sue vacanze il premio nobel per la letteratura Eugenio Montale. Molte sue poesie descrivon Monterosso e le Cinque Terre, anche se, si dice che i rapporti del poeta con la gente del posto non fossero poi così idilliaci, (a conferma del carattere un po' schivo e diffidente della gente del posto).
Se provenite dalla stazione fate il giro pedonale ai piedi della torre (o se avete fretta fate il tunnel) ed arriverete al borgo vecchio. Qui spicca la bella chiesa di S. Giovanni Battista (del 1300 - festa patronale, con il classico spettacolo dei lumini sul mare, il 24 giugno), da qui girellate per i caruggi del borgo, fermandovi ogni tanto a bere qualcosa di buono in una delle tante enoteche (non esagerate!! anche se non avrete il problema dover rimaner sobri per dover guidare, la sbronza ed il salasso son sempre dietro l'angolo!) o semplicemente cercatevi un posto isolato e tranquillo per leggere il giornale, mangiando un po' di focaccia.

acciughePer chi vuol fare non solo bagni di mare, ma anche di folla, segnalo la Festa del Limone a fine maggio e quella del pesce a fine luglio (sempre che si sia pescato!).

Per mangiare: sulle colline sopra il paese, in località Beo, il ristorante "Il Ciliegio" (tel. 0187 817829) dove potrete assaggiare le favolose ed "uniche" acciughe di Monterosso , magari preparate marinate con il supporto degli altrettanto celebri limoni!. Presso l'Enoteca Internazionale in via Roma potrete gustare i favolosi vini, non solo locali; non perdetevi infine la farinata e gli sgabei (pasta di pane fritta) preparati presso la bottega "Il frantoio" in via Gioberti, 1.