|
Da Manarola a
Corniglia
Sarà perché delle Cinque Terre è la
meno frequentata, la meno raggiungibile, la più piccola e la meno sul
mare ... sarà perché ci andavo da ragazzino, ma per me
Corniglia è, rispetto alle altre quattro
sorelle, la più bella e particolare. Il nome Corniglia sembra derivi
dalla gens romana Cornelia stabilitasi qui dopo la sconfitta subita dai Liguri
e proprietaria di un appezzamento di terreno coltivato a vite. Giungendo a piedi da Manarola vi imbatterete dapprima
nello spiaggione di Corniglia, una delle spiagge più lunghe delle Cinque
Terre, quindi nel villaggio Marino Europa (una serie di bungalow affacciati sul
mare solitamente popolati da giovani turisti provenienti da ogni parte del
mondo) per poi arrivare alla locale stazione ferroviaria. Di fronte a voi
vedrete il paese, sospeso su di una rocca a circa 100 metri sul l. m., per
arrivarci dovrete fare 337 scalini, un percorso in salita, ma bello e non
particolarmente faticoso. Tornando per un attimo sulla costa,
c'è da segnalare l'inconsueto percorso che bisogna compiere per arrivare
alla spiaggia di Guvano, un bell'anfratto di mare purtroppo assai degradato nel
corso degli anni ed ormai divenuto abituale ritrovo per una particolare
tipologia di fauna turistica, chiamiamola "alternativa" ... non andateci quindi
se non siete alla ricerca di quel particolare tipo di "turismo"; comunque per
arrivarci bisogna dirigersi verso la scalinata che porta al paese e girare
verso mare poco prima che inizino i gradini, lì dopo aver pagato un
pedaggio alla persona che ha preso il vecchio tunnel ferroviario in concessione
(?!?) potrete raggiungere a piedi la spiaggia attraverso il tunnel oppure
usufruendo, dopo aver ovviamente sborsato un po' di palanche, del servizio di
"bus", un mezzo che va avanti e indietro per 1,5 Km di strada buia e sterrata.
Tornando alla luce ed alla nostra bella
Cornelia, dopo aver fatto la scalinata, non prendete subito la strada
carrozzabile per recarvi frettolosamente nel centro del paese, ma perdetevi,
dimenticando di esser frenetici cittadini, proseguendo dritti sulla stradina
che vi porterà alla chiesa di S. Pietro, guardate alla vostra destra i
cian (terrazzi di terreno sostenuti dai muretti a secco) e la bellezza di
queste coltivazioni di olivi e viti. Arrivati alla chiesa si S. Pietro (del 1334 - festa
patronale il 29 giugno) fermatevi qualche attimo a riposare nel sagrato,
così da poter ammirare il bellissimo rosone in marmo bianco di Carrara
(1351): ne vale davvero la pena! Scendendo la breve via dei Fieschi (a ricordo della
presenza della famiglia Fieschi e delle lotte con la Repubblica di Genova) vi
troverete di fronte il caruggio principale, le case sono incastonate nella
roccia, e rimarrete affascinati dall'aria e dall'atmosfera più contadina
che marinaia che si respira in paese; bevetevi qualcosa in un bar della
piazzetta, unico vero luogo d'incontro cornigliese, seduti all'ombra dei due
platani (alberi non certo marini); dalla piazzetta il cartello "alla marina" vi
ricorda che comunque siete al mare, passando da un piccolo arco potrete
scendere appunto alla marina, un vecchio molo utilizzato come "spiaggia" da
cornigliesi e turisti: lo spazio è poco, ma se avete indovinato il
giorno giusto ed il mare è calmo, potrete godervi un bellissimo bagno!
Sempre dalla piazzetta, salite la
scalinata verso la chiesa oratorio dei Disciplinati di S. Caterina ed ammirate
il panorama sul mare verso Manarola; qui i pochi bambini del paese hanno un
pò di spazio per poter giocare al pallone (anni fa in estate, si
tenevano interminabili partite di calcetto e pallavolo). Riscendendo alla piazzetta, proseguite col caruggio fino
ad arrivare al "Belvedere": un balcone sul mare che vi offrirà uno
spettacolo indimenticabile della costa! Anche su Corniglia esiste una favola,
forse collegata un pò allo strano carattere della gente del posto che
abituata a decenni di isolamento, non pare ancora esser pronta all'invasione
turistica che il territorio sta vivendo
Una volta accadde che molti dei cornigliesi iniziarono a
dare segni di squilibrio così un vecchio, l'unico che era rimasto sano,
decise di andare in città alla ricerca del giudizio perduto. In paese
iniziò a girare la voce che il "giudizio" era scappato, ma che dopo una
lunga ricerca era stato ripreso da un anziano del posto, che ora lo custodiva
ben chiuso in un vecchio cofanetto di legno. A furor di popolo venne chiesto che il cofanetto venisse
portato in piazza ed aperto davanti a tutti. La gente iniziò a litigare
per decidere chi avrebbe dovuto aprirlo, infine si decise che ad aprirlo doveva
essere proprio l'anziano che l'aveva ritrovato. Per controllare che il giudizio
venisse ripartito equamente fra tutti gli abitanti del posto, venne inoltre
richiesto l'intervento di un imparziale giudice. Il vecchio finalmente aprì il cofanetto, ma al suo
interno ne stava un altro, poi un altro e così via. Infine dall'ultimo involucro si levò una piccola
colonna di fumo ed un imbestialito calabrone, che imbestialito per la lunga e
forzata prigionia punse il naso dello sfortunato anziano; tutti, vedendolo
sbracciarsi per scacciare il calabrone, pensarono che stesse tentando di
riacciuffare il giudizio prima che volasse nuovamente via. Certificato
l'accaduto il Giudice sentenziò che il giudizio era nuovamente svanito
nel cielo e che dunque ognuno si sarebbe tenuto il suo. |
|