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Da Corniglia
a Vernazza
Torniamo alle nostre "five lands", da
Corniglia a Vernazza, per pigrizia io la farei in treno, ma se avete voglia di
camminare e la bellezza del cammino ne giustificherebbe il fatto, potete
imboccare il sentiero n° 2 fino a Prevo (con eventuale deviazione per il
Santuario di San Bernardino) e di seguito per proseguire con il sentiero n°
2b e nuovamente n° 2 fino a Vernazza attraverso forse il più
panoramico dei tratti, ma, a tratti, anche il più faticoso (1,5/2 ore
circa di cammino). Però "vale il prezzo del biglietto" (dai fate un
piccolo sforzo!) Se chiedete alle persone
che prima di voi hanno visitato le Cinque Terre, quale sia tra di esse la
più bella, molti probabilmente vi risponderanno "Vernazza!".
Una volta giunti in paese vi posso dare
un solo consiglio, camminate nei caruggi guardandovi in giro, tutto qui
è uno spettacolo: le "attaccatissime" case colorate, ma dai neri portali
in ardesia, incredibilmente verticali costruite "dentro" al mare, il
porticciolo e la splendida insenatura, la torre che rimanda ad un passato fatto
di avvistamenti e dei pericoli saraceni provenienti dal mare (oggi incredibile
punto panoramico), la piazzetta Marconi e la sua animata vita ... Pensate che le fondamenta della chiesa di Santa Margherita di Antiochia sono state
praticamente costruite in mare! (Cardarelli scrisse così: "O chiese di
Liguria, disposte come navi pronte ad esser varate ..."); il 20 di luglio si
festeggia la Santa protettrice dei vernazzesi, non mancano i fuochi d'artificio
serali che "sparati" da dietro il castello vanno a spegnersi in mare andando a
creare un meraviglioso spettacolo di luci. Esiste una leggenda su questa bella chiesa: tanti anni fa
il mare restituì alla costa di Vernazza, una scatoletta di legno
contenente le ossa di un dito della mano di Santa Margherita d'Antiochia, la
gente di allora vide in tale fatto un segno divino e decise di costruire una
chiesa in onore della Santa proprio dove oggi sorge un "quartiere" chiamato
"l'isolotto". In seguito ad una fortissima mareggiata la reliquia sparì
dalla chiesa e venne ritrovata tempo dopo, nello stesso punto esatto in cui
venne trovata la prima volta. La gente capì allora che la chiesa, per
desiderio della santa, avrebbe dovuto esser costruita in quel punto esatto
della spiaggia, lì dove oggi si trova. Sempre in tema di leggende, si dice che un tempo, una
ragazza di Vernazza chiamata Maimuna, per scappare ad un assalto dei pirati
Saraceni si nascose all'interno di una grotta e da lì non riuscì
più ad uscirne. E da quella grotta, detta della Maimuna, cercò di
catturare i marinai ed i pirati che passavan di là. Ancora oggi il suo
lamento giunge terribile fino al paese nelle notti di tempesta.
Tornando alla nostra bella Vernazza,
anche il suo nome, come per Corniglia, sembra derivi dal latino, Vulnetia ed
all'epoca romana il porticciolo veniva utilizzato per caricare sulle navi
l'ottimo vino che già allora veniva prodotto da queste parti; in
seguito, con i Fieschi e con la Repubblica di Genova, proprio per l'importanza
strategica del porticciolo e del posto, Vernazza divenne certamente il borgo
più importante delle Cinque Terre. L'approdo di Vernazza, insieme a quello di Monterosso,
prima della costruzione della ferrovia, costituiva la principale e più
agevole forma i comunicazione per il trasporto del vino (la Vernaccia di
Corniglia e di Vernazza) e del pesce (tonni e pesce azzurro a Monterosso),
l'alternativa erano i tortuosi sentieri e le impervie scalinate che collegavano
borghi con le antiche vie di comunicazione, una di queste la via Litoranea, di
origini forse preistoriche, univa Portovenere a Sestri Levante sempre
mantenendosi sullo spartiacque costiero ad un'altezza media di 400-500 metri.
In seguito, nel III sec. d. C., il prolungamento della via Aurelia,
"passò alto", tagliando fuori le Cinque Terre che rimasero quindi
isolate via terra per più di 1500 anni! solo la ferrovia, costruita
verso il 1870 riuscì ad interrompere quest'isolamento!!
Quando sarete sazi di tali paesaggi
vernazzesi, prima di intraprendere l'ultima tappa verso Monterosso, date uno
sguardo verso Punta Mesco (la punta verso Monterosso), un proverbio recita
così: "Quandu ar Mèscu u se descrove,
l'è bun tempu, se nu ciove" (quando il Mesco si scopre - si
libera dalle nuvole - fa buon tempo ... se non piove). |
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