Brescia sorge tra la pianura e le
Prealpi, alle sbocco della val Trompia. Seconda città della Lombardia
per numero di abitanti e per importanza economica, vanta un trascorso
millenario nel settore della lavorazione del ferro, estratto dalle vicine
montagne, o una florida industria della fabbricazione delle armi. Dopo il periodo delle invasioni
barbariche passò ai Longobardi, diventando sede di ducato (650). Ansa,
moglie del re Desiderio, vi fece erigere il monastero di San Salvatore,
che si trasformò in breve tempo in un importante centro culturale e di
potere, con proprietà disseminate non solo nel Bresciano, ma anche nel
Cremonese e nel Lodigiano. Brescia aderì alla Lega Lombarda (1167), aprì una zecca (1186) e costruì nuove mura (1186-87), che ampliavano quelle romane includendo i nuovi quartieri a ovest. A testimonianza del rapido sviluppo, neppure cinquant'anni dopo (1237-54) si dovette procedere a un secondo ampliamento per proteggere ulteriori zone edificate a ovest e a sud. Nello stesso tempo venne costruito il Broletto, il più importante edificio della Brescia comunale, ma sembrò l'ultimo segnale di un potere al termine della sua parabola. L'espugnazione della città nel 1258 da parte di Ezzelino da Romano inaugurò un tumultuoso alternarsi di signorie: prima il vescovo bresciano Berardo Maggi (1270-1308), poi gli Scaligeri (1331), i Visconti (1337), che costruirono la cittadella e le mura che congiungono il Castello al forte della Garzetta, Pandolfo III Malatesta (1404) e ancora i Visconti (1420). La pace di Ferrara (1428)
assegnò Brescia e Bergamo alla Repubblica veneta, inaugurando un
pacifico e ben accetto dominio che sarebbe durato - salvo una breve
interruzione francese (1509-13), con l'insurrezione della città, nel
1512, e l'assedio e il saccheggio a opera di Gastone di Foix - per oltre tre
secoli e mezzo. Allo sviluppo economico fece
seguito quello artistico. Brescia
entrò nell'orbita culturale veneziana: dopo aver conosciuto i dipinti di
Jacopo Bellini e Antonio Vivarini, accolse artisti come Carpaccio (nel 1519),
Tiziano (nel 1522), il Veronese (nel 1578). La peste del 1630 colpì
qui più duramente che altrove e Brescia rimase con 13 mila abitanti; a
questo si aggiunga che Venezia, in difficoltà economiche, dopo il 1666
impose elevate tasse sulle miniere, colpendo così la lavorazione del
ferro e delle armi. Dopo l'unità d'Italia
(1861),
a Brescia lo sviluppo economico divenne più
rapido soprattutto nei settori metalmeccanico ed elettrico. Il successivo
periodo fascista fu caratterizzato, per quanto riguarda l'urbanistica, dal
piano regolatore di Marcello Piacentini (1926-32). |