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"La Civica Pinacoteca Tosio Martinengo venne
costituita nel 1906 grazie alla fusione della Galleria Tosio, ereditata dal
Comune di Brescia nel 1846 per testamento del conte Paolo Tosio, con la
Galleria Martinengo, aperta dopo il 1887 nel Palazzo lasciato in dono alla
città dal conte F. Leonardo Martinengo da Barco per raccogliere dipinti
di varia provenienza." Così scriveva il
professor Gaetano Panazza, illustre studioso darte e di storia, nel
presentare il museo di Piazza Moretto. Riaperta al pubblico nel febbraio 94 dopo lavori di sistemazione e di riordino delle collezioni, offre un panorama esauriente della pittura bresciana e degli influssi esterni. E ospitata in Palazzo Martinengo da Barco, costruito a inizio 500 su un edificio trecentesco. La facciata sud (seconda metà del
600) è costituita da due corpi collegati da un muro in pietra
fortemente bugnato, con portale al centro, coronato da balaustre e da due
statue (Marte e Pallade) di Andrea Paracca. Qui, lungo un percorso articolato in venticinque sale, sono esposte le opere dei più celebri maestri della scuola pittorica bresciana del Quattrocento e del Cinquecento: Vincenzo Foppa, Gian Girolamo Savoldo, Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Girolamo Romani detto il Romanino, ma anche di artisti di altri periodi e diverse aree culturali come Lorenzo Lotto, Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Andrea Celesti, il Maffei, il Civerchio, Palma il Giovane, Paolo Veneziano, alcuni fiamminghi ed altri grandi, taluni grandissimi come Raffaello. Il nucleo centrale e più importante della Galleria è costituito, naturalmente, dalle opere dei tre maggiori artisti bresciani del Cinquecento: Savoldo, Romanino e Moretto. Il primo è presente con lAdorazione dei pastori, che rappresenta bene il pittore, che ha saputo dare a tutta la sua non vasta produzione una unità di stile davvero rara, con un senso plastico delle forme accentuato dagli effetti di luce già caravaggeschi. Il Romanino testimonia la sua affezione al cromatismo veneziano che gli viene dalla scuola di Giorgione e Tiziano accentuando ulteriormente lelemento colore, con vivace fantasia. Più calmo, sereno, permeato di intimismo e religiosità apparve al contrario il Moretto, che nel corso della sua vita artistica rimase sempre in bilico tra la tradizione foppesca, il realismo lombardo e la festosa pittura veneziana. Ma la Pinacoteca Civica Tosio Martinengo non è solo Rinascimento: opere importanti ci conducono attraverso il Settecento e la pittura Romantica. Senza dimenticare anche le moltissime e preziose stampe e i disegni di famosi autori. Ecco gli argomenti e i periodi trattati nelle diverse sale: I Francesco Leopardo Martinengo e Paolo Tosio (ritratti); II La collezione Tosio (due dipinti di Raffaello e opere di Moretto e Romanino; III Testimonianze di pittura a Brescia tra Due e Trecento (polittico di Paolo Veneziano); IV Tra tardogotico e sentori di Rinascimento (San Giorgio e la principessa, 1460-70, di attribuzione incerta); V Vincenzo Foppa e la nuova generazione di pittori a Brescia (anche quadri di Vincenzo Civerchio, Romanino e Moretto); VI Allinizio del Cinquecento, la città e la provincia (affreschi di Floriano Ferramola); VII Linfluenza di Venezia nella pittura della Terraferma; VIII sosta; IX Il tema della Natività: un confronto (cinque dipinti di Moretto, Romanino e Savoldo, oltre a Callisto Piazza e Lorenzo Lotto); X Una galleria di ritratti del Cinquecento (opere di Moretto, Romanino, Giovan Battista Moroni, Jacopo Tintoretto, Bagnadore, oltre al Suonatore di flauto di Gerolamo Savoldo, acquistato dalla Bipop da Sothebys nel 94); XI La grande pittura del Rinascimento a Brescia (pale daltare e grandi affreschi, da Paolo da Caylina il Giovane a Romanino, Moretto e Lattanzio Gambara); XII Moretto e il ciclo di palazzo Ugoni (affreschi); XIII Il secondo Cinquecento a Brescia e la pittura di maniera (affreschi del Gambara e tele dei cremonesi Campi); XIV Legami con la tradizione e novità nel secondo Cinquecento a Brescia (Luca Mombello, Bagnadore, Pietro Marone, Barnardino Gandino, Pietro Rosa); XV Il Seicento a Brescia, le presenze forestiere e Francesco Paglia (anche opere di Andrea Celesti e Palma il Giovane); XVI Giacomo Ceruti ed esempi di collezionismo a Brescia nel Settecento (anche opere di Giorgio Duranti, Faustino Bocchi, Antonio Cifrondi); XVII con decorazione originale di fine 700-inizio 800; XVIII-XXIII Esempi di pittura sacra e profana fra Sei e Settecento (Sante Cattaneo, Pietro Scalvini, Giuseppe Nuvolone, Francesco Monti); sale XXIV e XXV ospitano alcune opere che non hanno trovato collocazione nella recente suddivisione per argomenti delle altre sale. Nello scalone duscita grandi tele di Giuseppe Tortelli, Pietro Ricchi e Grazio Cossali. origine informazioni |