Piani di volo Torino e la sua storia
a cura di v.p.
 
Il periodo romano
parte 1
parte 2
 
Torino e la sua storia
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Il periodo romano -parte 2

Le mura vennero costruite secondo le direttive degli architetti militari facenti parte delle legioni: mantennero il vallo, la via singularia (o circonvallazione) e infine le torri, sperimentate da Giulio Cesare, presero il posto dei ripari. Una trentina di torri poligonali, situate a circa settanta metri l’una dall’altra, irrobustivano l’andamento delle mura; tra via della Consolata e via Giulio è ancora visibile un basamento. La muraglia, percorsa giorno e notte era attrezzata contro gli attacchi dei nemici, da alcuni merli utilizzati dai soldati come riparo. Il muro esterno scendeva alcuni metri sotto il livello del suolo, così che non si potessero scavare gallerie sotterranee; invece il muro interno era alzato di parecchi metri al fine di bloccare le frecce e i sassi scagliati contro la città.

Quattro porte interrompevano l’andamento delle mura: ad est e ad ovest, la Decumana e la Pretoria delimitavano il decumanus; a nord e a sud, la Palatina (in nome antico Doranea) e la Marmorea delimitavano il cardo. L’unica ancora visibile è la Palatina, mentre della Decumana avanzano le due torri affioranti dall’attuale Palazzo Madama; simili ad esse sorsero, nei primi decenni del ‘300, come risulta da una decina di anni, le torri che s’affacciano su via Po.

La Porta Palatina attualmente presenta due torri poligonali a sedici lati, per deviare i proiettili ed un interturio a due piani: al livello del suolo si aprono quattro fornici, due laterali minori per i pedoni e due più grandi al centro per i corriaggi; su di essi, a livelli sovrapposti, sono disposte nove finestre su ogni ordine. Ai lati delle fornici, due scorsoie utilizzate per lo scorrimento delle saracinesche.

Una sede particolare era riservata dagli architetti al teatro, in quanto sito all’angolo nord-est della cinta, in una posizione decentrata. Rinvenuto tra il 1899 e il 1906, in occasione dell’ampliamento del Palazzo Reale, il teatro fu per metà ricoperto dagli uffici del suddetto palazzo. Rispecchia perfettamente, nonostante tutto, le particolarità costruttive del teatro romano: la cavea o l’emiciclo della gradinata strutturato in gradini semicircolari e concentrici, sui quali prendevano posto gli spettatori; l’orchestra cioè lo spazio semicircolare ai piedi della cavea, predisposto per l’esibizione del coro; il proscenio, cioè un podio rettangolare largo quanto il diametro della cavea sul quale si svolgeva l’azione scenica davanti ad uno sfondo architettonico fisso. Le varie ricostruzioni del teatro sono state distrutte da incendi, come testimonia la presenza di due strati di sostanze carbonizzate rinvenute tra gli scavi: ciò fa pensare che fosse in gran parte di legno.

Inoltre, di fronte alla manica nuova del Palazzo Ducale sono state rinvenute altre basi di torri e nei sotterranei del Palazzo dell’Accademia delle Scienze sono emersi dei resti di un muro romano.

Nel 1994 sono stati rinvenuti, in seguito a lavori di restauro dell’attuale stabile barocco di via Garibaldi 18, due locali di antichi bagni termali romani di una casa patrizia. Le stanze con pavimenti a mosaico erano poggiate su un’intercapedine dove si convogliano aria o vapore riscaldato da caldaie. Nell’antichità questa tecnica veniva utilizzata in stabilimenti termali ed in dimore di lusso, infatti probabilmente questi erano dei locali termali inseriti in un complesso residenziale. Quest’area accoglierà un centro commerciale con più negozi che saranno aperti al pubblico, al quale proporranno un percorso archeologico con vetrine, foto e disegni della residenza romana.

La casa, denominata “Domus Urbana”, sorge nell’area dove si ipotizza la presenza del foro della città. Verrà riprodotta la pianta dell’antico palazzo romano, ed inoltre, si cercherà di accertare com’era organizzata Torino sotto il profilo sociale e abitativo, ma una mappa è ancora prematura nonostante gli scavi stiano svelando numerose testimonianze.

In via Barbaroux, angolo via della Misericordia, è stato ritrovato un magazzino con delle anfore conficcate nel terreno. In via dei Mercanti, angolo via Pietro Micca, sorgeva una casa di un certo benessere con pezzi di ceramiche, coppe, piatti e una bella lucerna, tutto di fattura ricercata.

In via Basilica è stato indicato un quartiere residenziale con case di un paio di piani con gli ambienti di servizio caratterizzati da pavimenti in battuto di “cocciopesto” e invece le camere padronali con piastrelle in marmo chiare e scure. Sono state ritrovate anche settecento monete e tra le vie Santa Chiara, Sant’Agostino, delle Orfane e Bonelli, in una grandiosa dimora, due pavimenti a mosaico policroma che, nella stagione corrente, verranno esposti al Museo dell’Antichità.

In piazza Emanuele Filiberto, in seguito agli scavi per le rimesse sotterranee, sono state rinvenute due tombe medioevali, la base di una torre romana che rimarrà nei garages e due epigrafi: una che celebra il nobile Cazio, un patrizio della città: l’altra è il più antico ex-voto di Torino: lo fece scolpire il centurione Gaius Valezius Clemens in onore di una Dea ignota, per averlo protetto durante il combattimento in Cirenaica.