Piani di volo Torino e la sua storia
a cura di v.p.
 
Il Medioevo
parte 1
parte 2
 
Torino e la sua storia
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Il Medioevo - parte 2

Nell’organizzazione delle strutture socio-amministrative del centro urbano, la Chiesa occupava un ruolo predominante.

Delle numerose sedi del potere ecclesiastico, non è sopravvissuto quasi nella, ad eccezione del campanile romanico, unico resto dell’antica chiesa di Sant Andrea, oggi presso il santuario della Consolata e della chiesa gotica di San Domenico. Il campanile, dell’XI secolo, alto quaranta metri, a pianta quadrata, fu riportato alla sua struttura originale dopo vari restauri.

L’impianto della costruzione è semplice, di gusto romanico-lombardo con l’uso dei mattoni a vista. Inoltre, l’edificio è alleggerito in ogni suo ordine da archetti pensili in cotto e da finestrelle bifore e trifore. Notevolissime le qualità della costruzione.

Anche la chiesa di San Domenico subì molti restauri (soprattutto nel 1906-8) prima di essere riportata alle sue originarie caratteristiche gotiche. Nella facciata, un’alta ghimberga incornicia il portale. La costruzione, iniziata nel 1227, ampliata dopo la seconda metà del secolo, mutata nella sua struttura nel Seicento e nel Settecento da decorazioni barocche, ora è restituita al suo aspetto originario. L’interno conserva, in fondo alla navata sinistra, frammenti di affreschi della fine del Trecento.

La chiesa di San Francesco d’Assisi conserva, sotto le decorazioni sei-settecentesche, resti della primitiva struttura segnalate, per esempio, da un piccolo affresco su di uno dei pilastri di sinistra (Madonna del Latte).

Le popolazioni disperse a causa di qualche carestia a assedio, venivano radunate nei castelli sorti sotto la protezione di un Vescovo, di un Signore, o di un’abbazia, ma sempre con l’autorizzazione imperiale. I castelli rappresentavano sia centri di potere e di difesa, sia luogo di raccolta di contributi e dei proventi dei mercati che si svolgevano.

Essendo luoghi fortificati e di difesa, erano forniti di un’armeria attrezzata di spade, armature ed elmi sempre pronti per un eventuale attacco nemico.

Il castello dei Savoia-Acaja, ora Palazzo Madama, costituisce un bellissimo esempio torinese in merito. L’origine della costruzione è romana, in quanto il suo nucleo originario è la “Porta Decumana”. Per avere ulteriori notizie sull’edificio, bisogna giungere fino alla seconda metà del XIII secolo. La signoria sulla città, disputata tra il vescovo e il Comune (dal XI secolo) ed i feudatari laici, finì a Guglielmo VII, marchese di Monferrato, al quale la città appartenne dal 1276. Come segno del potere acquisito, si fece costruire una “casa-forte”, a pianta rettangolare, al di fuori della cinta muraria, addossata alle torri romane della porta. Ma il suo aspetto attuale così imponente è dovuto a Filippo D’Acaja ed ai suoi immediati successori. Nei primi due decenni del ‘300, sorsero due torri (quelle rivolte verso Via Po) simili a quelle romane.

Da studi recenti anche la Torino dell’epoca ne esce meglio strutturata, se poteva già contare su un castello così notevole.

Alla fine dell’800, sulla base dei resti e dei documenti, Alfredo D’Andrade e Cesare Bertea compirono un accurato studio di ricostruzione. Anche all’interno il castello era stato abbellito: Giacomo Faquerio, tra il 1403 ed il 1408, vi aveva eseguito alcuni affreschi, oggi purtroppo perduti.

Adibita a museo dal 1934, espone al piano terra le testimonianze più varie dell’arte piemontese. In un’intera sala sono allestiti i pannelli e gli stalli del coro di Staffarda databili fra il 1525-30; l’insieme della raccolta completa, in modo adeguato e assai suggestivo negli ambienti antichi, il profilo di Torino e del Piemonte medioevale. Al piano nobile, sono esposte le opere del Seicento e del Settecento; invece al secondo piano sono state riunite le collezioni d’arte decorative (smalti, avori, vetri soffiati, dipinti e dorati, maioliche e porcellane).