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Un tripudio di colori nel cuore di Milano, tra le Piazze del Duomo e della Scala | ||||||||||
di Francesco Iannelli e Valeria Rosa | |||||||||||
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Ci avviciniamo al Duomo; si resta impressionati dalla sua imponente vastità e quasi ci si perde nei suoi 12000 mq. di superficie e tra le circa 3400 statue varia grandezza. Per ammirarlo si può girargli intorno: una bella passeggiata di 150 m. ca. di lunghezza e quasi 100 m. di larghezza; è assicurato uno spettacolo che ad ogni visione ci lascia incantati. Curiosamente, si è calcolato che mettendo luna sullaltra tutte le strutture verticali si supererebbe il Monte Bianco.
Si può salire alle terrazze delle guglie, "scalando" oltre novecento gradini, ma per i più timorosi e i meno allenati cè anche lascensore. Da quella posizione si abbraccia con lo sguardo la piazza del Duomo, parte della metropoli e, nelle giornate serene, si può perfino scorgere limponente catena delle Prealpi e delle Alpi.
E stato necessario un arco di tempo di ben cinque secoli per realizzare la chiesa che, con la piazza omonima, è il cuore vitale di Milano. I lavori per il Duomo vengono avviati nel 1386 per volontà dellarcivescovo Antonio da Saluzzo, con lappoggio del duca Gian Galeazzo Visconti e del popolo milanese. Lelaborazione della cattedrale attraversa numerose vicende: dalle discussioni progettuali del 400, arricchite anche da due modelli di Leonardo da Vinci, al risveglio dellattività nel 600 ad opera dellarcivescovo Carlo Borromeo. La costruzione delledificio termina nel 1814. Tuttavia la complessa struttura ha sempre richiesto continue opere di tutela e alla Veneranda Fabbrica del Duomo resta ancora oggi il compito di occuparsi del restauro conservativo della gigantesca cattedrale. Il lungo periodo di lavori e la collaborazione di artisti italiani, tedeschi e francesi hanno influito sullaspetto dinsieme e sui singoli elementi del Duomo, di ispirazione gotica transalpina. Ad esclusione delle volte in cotto, tutto quanto è visibile della cattedrale è in marmo di Candoglia, di un bel bianco rosato, con venature grigio-azzurre, estratto dalle cave nella bassa Val dOssola. Le mura perimetrali racchiudono lintero edificio. Fra le statue lungo i muri, a unaltezza da mozzare il fiato, sporgono minacciosi i doccioni, sfoghi per lacqua piovana a forma di spaventosi mostri, draghi alati e fantastici animali. Motivi a ripresa delle leggende nordiche che tramandano le gesta dei "gargouille", pietrificati ornamenti di giorno e di notte animati e fieri difensori dei manieri e degli abitanti umani.
Saliti cinque scalini ci si trova davanti alle porte bronzee. Sono cinque portali cinquecenteschi, nei quali sono magistralmente incisi avvenimenti religiosi e profani: l'ultimo a destra reca scolpita la storia di Milano. I visitatori più attenti notano lottagono regolare tracciato per terra: indica la posizione di una vasca vuota che è lavanzo battesimale dellantica chiesa di S. Tecla (IV sec.). Entriamo ora finalmente nel Duomo. La
pianta interna è a cinque navate, con 52 fitti e colossali pilastri che
sostengono le volte a crociera e con effetti di grande slancio prospettico. Il
soffitto, che quasi raggiunge i 50 m. è tutto dipinto a chiari e scuri,
con così gran talento da sembrare un pizzo traforato. La luce interna è filtrata da enormi finestre chiuse da vetrate policrome a mosaico, opera di virtuosi mastri vetrai. Le vetrate, infatti, sono composte da innumerevoli pezzi, tenuti insieme da cornici di piombo e cotti ad alte temperature in forni speciali per fissarne i colori. Le più spettacolari sono le tre dellabside (parte posteriore della chiesa), culminanti in grandi rosoni, di rara eleganza e vibrante dinamismo gotico.
Laltare maggiore è una serie di colonnati, di marmi, ori, di statue, rilievi e decorazioni. Colpiscono i due organi grandiosi posti ai lati e, dietro, i sedili di legno di noce per i sacerdoti, incisi con fatti della vita di S. Ambrogio.
Prima di uscire dal Duomo e dare unulteriore occhiata alla sua struttura esterna, ci si arresta davanti a un pezzo pregiato: il candelabro di bronzo a sette bracci. Viene detto "albero" per la forma che lo richiama ed è finemente cesellato soprattutto nel piedistallo, animato da decorazioni di grappoli e pigne, di serpenti, di personaggi del Vecchio e Nuovo testamento, secondo i tipici gusti medioevali. |