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La grande
barriera corallina
Correva l'anno 1768.
La notte dell'11 giugno, l'Endeavour, la nave capitanata dal famigerato James
Cok si incagliò in un reef. La muraglia vivente che corre per oltre
duemila chilometri lungo la West Coast australiana lo imprigionò
così nel suo immenso labirinto. Senza nemmeno accorgersene, risalendo
verso Nord, l'ammiraglio inglese si perse in esso, e quella notte, la nave
rischiò di affondare. Vennero buttate in acqua le armi e le zavorre, e
dopo un giorno intero, con una vela passata sotto lo scafo e una grossa
madrepora per tamponare la falla, Cook potè dirigersi verso terra. Ci
impiegò più di un mese ad uscire dalla Grande Barriera Corallina
Australiana, e innalzata la bandiera inglese, se ne allontanò di corsa.
La superficie di quella che è considerata una delle sette meraviglie
naturali del mondo è di 350 mila chilometri quadrati, un immenso tratto
di mare più vasto dell'Italia frammentato in 600 isole e oltre 3000 reef
(formazioni coralline di varie dimensioni, fino a 150 km quadrati). Forse il più bello spettacolo naturale della
vostra vita, anche perché per vederlo è sufficiente fare
snorkelling con maschera e pinne, magari imbarcandosi su uno dei mille
catamarani che da Cairns partono al mattino per tornare la sera. Un paradiso
per i subacquei, la Barriera corallina è l'ideale per le escursioni di
una o più giorni, che pure sono facilmente da organizzare dato lo
splendore del fondale più bello del mondo. Con 410 specie di coralli, di
cui 350 sono vere e proprie sculture colorate, 10.000 di spugne e 4.000 di
molluschi, e poi ancora 1500 specie di pesci e 350 di echinodermi, dichiarata
Patrimonio Mondiale dall'UNESCO è l'unico essere vivente visibile
dalla luna. Se vi siete fatti un'immagine delle specie animali australiane,
ora la potete completare con un tuffo in mare aperto, meglio se con bombole. Se
siete abituati al mediterraneo, proverete un'emozione improvvisa appena le
bollicine generate dal tuffo in mare svaniranno. Già prima di entrare in
acqua, quei grossi pesci verdi che si aggiravano alla barca promettevano uno
spettacolo unico, ora, è ancora maggiore. I pesci tropicali hanno nomi
azzeccati a seconda dei loro colori. Così ritroviamo il pesce
pappagallo, che può essere o verde brillante o di un blu intenso, il
variopinto pesce pagliaccio, il pesce leone e quello scorpione, il non
distinguibile pesce pietra, l'Anthias di un arancione intenso, che,
complementare all'azzurro dell'acqua, diventa ancora più brillante. Il
pesce lepre, poi, sfreccia tra i coralli, mentre quello farfalla sembra,
appunto, volare tra un fiore di alghe e uno di corallo. Sarà un'emozione
unica, con bombole, incontrare una razza. Lenta e sinuosa, volando nell'acqua,
si andrà rapidamente a rifugiare sotto la sabbia. Le cernie sono
gigantesche, e se l'immersione è notturna, si avvicinano alle lampade
con un'espressione apatica, arrivando fino quasi a toccarle con le grosse
labbra carnose. Branchi di tonni attraversano i reef brillando sotto il sole, e
accrescendosi in un unico enorme branco a forma di tonno. La notte, è
veramente impressionante il Rock Lobster, l'aragosta, che purtroppo in acqua
non ha quel colore intenso che assume dopo la bollitura, a tavola. Le acque
sono anche territorio di caccia degli squali, di cui se ne vedono decine di
tipi, anche se, fortunatamente, quelli pericolosi sono in zone ben note alla
guardia costiera. Anche se poi, qualche bagnante scompare mensilmente dalle
spiagge. I coralli sono di un colore intenso e risaltano sulle spugne dai
colori piuttosto spenti. In acqua, non toccate i coralli, né le spugne.
Non per un mio improvviso raptus ambientalista, ma perché alcuni sono
urticanti, più delle meduse. In particolare, il corallo del fuoco, di un
bianco innocente, paralizza i muscoli in una sensazione di calore
insopportabile. |
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