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di Andrea Piovano |
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La cittadina di Alba delle Langhe è madre e regina. Attorno allantico centro medievale, perfettamente conservato nella tipica disposizione circolare delle sue numerose torri e casetorri, è sorta la città nuova, che, attraverso una crescita urbana disciplinata e organizzata, ha saputo svilupparsi secondo criteri di omogeneità e armonia. Oggi una crescita economica che attinge a una radicata disposizione contadina al lavoro e al sacrificio, pone Alba tra i centri propulsori e davanguardia in diversi settori: dal vinicolo, al tessile, dal dolciario alleditoria. E proprio in campo letterario e artistico, la città vanta un passato di cittadini importanti: qui nacquero il pittore cinquecentesco Macrino, e nel 900 lestroso artista Pinot Gallizio, inventore di nuove forme espressive. Colui che con Alba, ebbe un rapporto esclusivo sia dal punto di vista biografico sia letterario fu lo scrittore Beppe Fenoglio (1922-1963) che della sua città raccontò i 23 giorni di libertà nellautunno del 1944, nel periodo della più dura repressione nazifascista, e lepopea partigiana su queste colline, oggi trasposta in celluloide nellomonimo film Il partigiano Johnny. Tra le pagine del romanziere, si scopre la geografia di una terra e di paesaggi che dalle estreme alture ove la collina sta per farsi monte degradano fino ai bricchi più agevoli e solatii che lambiscono il Monferrato. Così Fenoglio descrive la sua città: "La città episcopale giaceva nel suo millenario sito, coi suoi rossi tetti, il suo verde diffuso, tutto smorto e vivificato dalla luce non luce che spioveva dal cielo, tenace e fissa e livida, come una radiazione maligna. Ed il suo fiume grosso importante fiume, forse il più grande di essa, forse beyond her worth le appariva dietro, not fullbodied, unimpressive and dull come uninfantile riproduzione di fiume in presepio". |