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Bergamo, la terra dei miei padri
di Elena Staurenghi |
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Oltrepassata la brutta periferia milanese osservata dell'autostrada, la lunga sequela di industrie, il paesaggio si fa più morbido ed agreste e all'orizzonte appaiono le colline su cui è adagiata Bergamo: tutto diventa più familiare ed evoca i sapori dell'infanzia, quando arrivare a Bergamo era un po' come compiere un'avventura, un recarsi agli antipodi su quel treno trainato dalla vaporiera a carbone. Bergamo è la mia patria, ovvero la terra dei miei padri. Terra avara, un tempo, tanto che i suoi abitanti si mettevano volentieri sulle strade del mondo alla ricerca di una vita meno stentata: mete erano la Francia, la Svizzera, la mittel Europa, l'Argentina, le "Meriche" in generale, oppure, per chi non osava tanto, anche il Piemonte. Dominava allora la pellagra, dovuta a mancanza di vitamine ed il gozzo endemico, dovuto a scarsità di iodio: il sale era un bene prezioso che non tutti potevano permettersi. Oggi tutto ciò fa parte del passato: il contrasto è lacerante per chi ha ricordo dell'antica miseria dei poveri, che erano molti: ora è una città ricca, soprattutto grazie alla laboriosità ed all'intraprendenza dei suoi cittadini. La città è cresciuta a strati a seconda dei padroni che l'hanno dominata. La parte più antica è la città alta costruita e ricostruita sulla collina a seconda delle diverse esigenze dettate dai tempi e dai Signori che la reggevano. La parte più moderna si svolge al di fuori delle mura e più in basso tanto che ci sono due città: la città alta e la città bassa. |
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