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La basilica di Staffarda


CENNI STORICI

Nel territorio del comune di Revello, a 9 km da Saluzzo, lungo la strada che da Saluzzo conduce a Cavour, isolata nella campagna è situata l'Abbazia di Santa Maria di Staffarda, fondata agli inizi dell'XI secolo su un precedente luogo di culto.

Non è certa la sua prima occupazione da parte dei monaci cistercensi, sicuramente Celestino II la indica nel 1144 come appartenente a quest'ordine. I monaci si resero benemeriti per il dissodamento delle terre circostanti allora in parte paludose e incolte.

Esistono documenti in cui si ritiene fondata il 25 luglio 1135 da Manfredo I del Vasto, primo signore di Saluzzo, alla presenza del monaco Pietro, discepolo di S. Bernardo

Il monastero godette fin dalla sua origine della protezione di Papi e di Imperatori e fu oggetto di ampie donazioni di terre soprattutto da parte dei marchesi di Saluzzo, che avevano il patronato dell'Abbazia e dei Pontefici del tempo, ma anche dei Monferrato e dei Savoia.

L'Abbazia che divenne presto la congregazione cistercense più celebre del Marchesato di Saluzzo, è una filiazione della Badia di Tiglieto, fondata anch'essa da S. Bernardo.

Staffarda si sviluppò enormemente durante il XII e il XIII secolo costituendo un fiorentissimo centro agricolo, dove si svolgevano fiere e mercati e, essendo diventata una potenza economica, veniva dato a prestito anche il denaro.

Con gli inizi del Trecento, però ebbe inizio un periodo di decadenza favorito dall'aggravamento della situazione economica e dai danni causati dalle guerre: il numero dei monaci finì per ridursi a sei nel 1419.

Dal XV secolo venne conferita in commenda a ecclesiastici secolari che ne godevano unicamente i redditi senza preoccuparsi di curarne lo sviluppo;

In seguito al passaggio del Marchesato di Saluzzo ai Duchi di Savoia (1601), sancito dalla pace di Lione, Carlo Emanuele I scambiò la Bresse ed altri possedimenti d'oltralpe con il saluzzese, e, nel 1607,lo stesso Carlo la affidò all'ordine dei Foglianti ed avocò a sé l'amministrazione dell'abbazia come ente disgiunto dal monastero.

Gravemente danneggiata, in particolare l'archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio, nella celebre battaglia di Staffarda del 1690, durante la guerra tra la Francia di Luigi XIV ed il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, in cui le truppe francesi del Catinat vinsero le truppe austro-piemontesi comandate da Vittorio Amedeo II, venne restaurata nel 1715 dall'abate commendatario cardinale d'Estrées, con l'aiuto finanziario dello stesso Vittorio Emanuele II, alterando purtroppo le originali forme gotiche dell'architettura.

E’ di questo periodo la definitiva abolizione delle risaie dai tenitori circostanti e la bonifica delle acque stagnanti ritenute causa dell'insorgenza di febbri.

Nel 1750, con bolla del Papa Benedetto XIV, l'Abbazia ed i suoi patrimoni vennero trasferiti all'Ordine Militare dei Santi Maurizio e Lazzaro; i monaci rimanevano sotto il controllo di un abate claustrale e l'ordine si incaricava del loro mantenimento.

Le truppe francesi danneggiarono nuovamente il chiostro nel 1799; l'Ordine fu soppresso e l'Abbazia secolarizzata come accadde per tutti i beni ecclesiastici del Piemonte.

Soppressa nel 1802, la commenda venne ripristinata con la Restaurazione e tutt'oggi l'abbazia è di proprietà dell'Ordine Mauriziano.

Nel 1923 l'Ordine Mauriziano iniziò importanti lavori di restauro che restituirono al monastero l'antico carattere cistercense, anche se oggi necessita di urgenti lavori di recupero.