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Provenendo dallautostrada, uscita Vasto sud, lungo via San
Michele, lasciamo lauto nei dintorni della Villa Comunale, che sono i
giardini pubblici della città. Continuando il percorso su Via Santa Maria, segnaliamo
che questa costituiva il limite occidentale del più antico aggregato
medioevale. La facciata in pietra della Cattedrale di
San Giuseppe (Chiesa di Sant'Agostino), mantiene i
lineamenti dell'originaria struttura romanico-gotica elevata nel 1293 e
successivamente inglobata in un edificio tardo-trecentesco di maggiore altezza,
a sua volta incendiato dai Turchi e completamente rifatto nel 1890. Il palazzo D'Avalos, esistente
già nel Trecento, viene ingrandito da Giacomo Caldora nel 1427 e
ricostruito in forme tardo- rinascimentali dopo i danni della
scorreria saracena per volere della casata spagnola cui servi da piccola corte
fino al 1729, anno in cui i suoi discendenti trasferirono la propria residenza
principale presso la più grande corte di Napoli. Proseguiamo diritto, tra le fiancate del Duomo e del palazzo
marchesale,
verso piazza del Popolo, da cui possiamo
ammirare tutta la costa vastese, e nelle giornate lipide le isole Tremiti ed il
promontorio del Gargano, lungo la via Adriatica,
unaltra balconata sul mare, aperta dopo il 1956 al posto dell'antica "Via
delle Lame", in bilico al precipizio prodotto da una frana, che ha lasciato il
cinquecentesco Palazzetto Nibio, ma che invece ha
fatto sprofondare l'intero corpo della chiesa di S.
Pietro, l'edificio sacro più caro ai vastesi, alzato dopo il
Mille sulle rovine, sembra, di un tempio dedicato a Cerere. Oggi ne resta,
perché con le spalle al mare, soltanto il
portale della facciata, opera di Ruggero de Fragenis, lo stesso autore
che firmò nel 1293 la grande rosa sulla fronte della Cattedrale. Da
notare nella lunetta, al di sotto del Cristo Infante, il Gesù deposto
reca in capo - e l'iconografia non è affatto frequente- una corona
regale e non di spine. Nelle vicinanze vi sono i primi resti di quelle che si scoprirono essere le Terme Romane di Histonium, venute alla luce nel 1973-74, durante i lavori di demolizione degli edifici danneggiati dalla grande frana. Ripresi gli scavi ben vent'anni dopo, nel giugno '94, sono stati portati alla luce nel 1997 il bellissimo mosaico del Nettuno, che si aggiunge all'altro mosaico con scene marine già sottoposto a restauro e riposizionato in loco, entrambi databili al II sec. d.C. Il mosaico e la zona delle terme in generale è ancora parzialmente coperta dalla chiesa di S. Antonio e dall'edificio che sorge al suo fianco che ne ospita la sagrestia. Riprendendo il cammino si raggiunge Via Roma, ricavata sulla linea delle mura settentrionali. E, sempre a sinistra, attraverso la Porta Nuova restaurata nel 1790, si entra in corso Palizzi, la strada principale della città moderna; subito sulla destra spicca l'ottocentesco Palazzo Rulli e, svoltando a destra su Via Laccetti si scorge oltre l'incrocio con Corso Dante, il Palazzo Cardone, la sua facciata appare di proposito intonata con quella dell'attigua Chiesa del Carmine, eretta all'inizio della seconda metà del Settecento su di un progetto cui mise mano anche il Vanvitelli. Dal Largo del Carmine si piega a destra lungo Via
Marchesani (ex corso Plebiscito), osservando all'altezza dell'ultimo
incrocio, sul luogo dell'antico monastero di Santo Spirito, il Teatro
comunale (1818), che però è impossibile visitare. |