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Le Tremiti, piccoli gioielli incastonati nel mare di Valeria Rosa |
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Le Tremiti erano già abitate in epoca antichissima, lo testimoniano una necropoli neolitica scoperta a San Domino e i fori di palificazione di una capanna dell'Età del Ferro, le fosse sepolcrali attribuibili all'età classica ed ellenistica e i resti di due "domus romanae" rinvenuti a San Nicola. Furono di supporto sia ai greci per i commerci, che ai romani che le utilizzarono come luogo di deportazione. Le prime fonti storiche
documentano la fondazione della prima chiesa intorno al 300 sull'isola di San
Nicola, mentre la costruzione del Monastero e della Chiesa di S. Maria è
riconducibile ai monaci Benedettini Cassinesi (XI secolo). Lordine viene
ristabilito quando nel 1237 il Cardinale Raniero da Viterbo incarica il Vescovo
di Termoli di sostituire l'ordine dei Benedettini con l'ordine dei Cistercensi
del Monastero di Casanova presso Parma. Come conseguenza del
sanguinoso eccidio, lisola rimane disabitata per diversi decenni, fin nel
1412 quando Papa Gregorio XII riesce a convincere alcuni Canonici
Lateranensi a prendere il posto dei precedenti Cistercensi, che restaurano
la fortezza, il monastero e la chiesa ridotta in pessime condizioni. Il
complesso monastico nell'agosto del 1567 resiste all'attacco di 150 navi turche
dell'armata di Solimano II il Magnifico. Durante il periodo
borbonico, Ferdinando IV sopprime l'Abbazia nel 1782, incamerando i beni nel
Regio Demanio. Nel 1792 istituisce alle Tremiti una colonia penale. Decaduti i
Borboni, succede sul trono del Regno di Napoli, Gioacchino Murat, cognato di
Napoleone, il quale libera i condannati come premio per avere contribuito alla
cacciata degli inglesi e dei russi nell'assedio del 1807. Durante il periodo
fascista, Mussolini vi stabilisce il confino di polizia, inviandovi confinati
politici e delinquenti comuni. Come già era successo in passato al tempo
dei Romani, quando vi fu relegata Giulia, figliastra di Tiberio e nipote di
Augusto, adultera, e seppellita a San Nicola, dove tuttora vi si può
vedere la tomba. Nel 771 d.C. stesso destino per Paolo Varnefrido
diacono di Aquileia, consigliere e suocero di Carlo Magno e segretario di
Desiderio, re dei Longobardi. Dagli anni '60 ad oggi sono stati effettuati numerosi interventi alla valorizzazione e allo sviluppo turistico delle stesse e finalmente dopo secoli di tante calamità e sofferenze, le Isole Tremiti hanno cominciato a risentire il fascino della solitudine e della pace e innumerevoli sono i turisti che spinti dalle loro attrattive, vengono ad ammirare le bellezze e a trascorrere giorni di distensione e di serenità. Infine un cenno alla
leggenda del nome "Insulae Diomedeae": si raccconta che derivi dal
mitico eroe greco Diomede che, approdato dopo tanto peregrinare "davanti alla
Puglia", come scrive Plinio, e rimastovi fino alla morte, tracciò il suo
confine con le pietre ciclopiche portate con sé dalla lontana Tracia. Si
narra che i suoi fedeli compagni, mutati da Venere in uccelli marini con il
corpo azzurro scuro e il petto bianco (Berte, famiglia Procellarie), chiamati
Diomedee, siano i leali custodi del suo sepolcro. |