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Madrid me mata di Pierfranco |
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Museo del Prado Ledificio del museo del Prado, il progetto del quale è da attribuire Juan de Villanueva, custodisce opere importanti di pittura e scultura, ed è uno dei più ricchi del mondo con i 7500 quadri, 4000 disegni e 900 sculture di proprietà. Al suo interno ne sono esposti a rotazione circa 1300 appartenenti alla pittura italiana, fiamminga, olandese, tedesca, e spagnola, che da soli giustificano il viaggio nella capitale. Per la visita occorre munirsi di una buona guida ed il consiglio è quello di selezionare le opere da vedere in modo da vederle nei dettagli e poter rimanere impresse nella mente anche quando è trascorso tanto tempo, ed in questo modo occorre almeno mezza giornata per le opere principali. Di seguito si segnalano solamente alcune solo anche per capire l'importanza degli artisti esposti nel Museo. Dalla calle di Felipe IV, che si raggiunge in metrò con la linea 2, fermata Banco de España, davanti alla facciata si nota in primo piano il monumento a Velázquez. Piano terra Si raggiunge l'ingresso, e subito si
presentano nella sala frontale 51c,
gli splendidi affreschi romanici dell'Ermita de la
Vera Cruz del Maderuelo, dal tratto nitido e dal delicato cromatismo. Alla sinistra del salone si aprono sale dedicate alla pittura spagnola quattro-cinquecentesca, e ai grandi esponenti della cultura fiamminga fra xv e xvi secolo, tra cui la Deposizione dalla croce di Rogier van der Weyden, in cui le figure, su sfondo dorato, compongono il movimento dei corpi, accentuato dalle espressioni patetiche dei volti, dai panneggi scolpiti e dai colori smaglianti, tra cui l'azzurro del manto della Vergine, ottenuto dalla preziosa polvere di lapislazzulo. Nella sala 56 il Giardino delle delizie di Hyeronimus Bosch, opera visionaria e complessa, ilTrionfo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio, dal tratto preciso e dal colore intenso che racchiude il messaggio che sfuggire alla morte è impossibile. Nella Sala 54 spicca l'Autoritratto di Albrecht Dùrer in cui l'artista si ritrae in abiti da cortigiano. Il salone 75 continua il percorso cronologico dell'arte italiana cominciato nel precedente salone 49, dove la pittura veneta è protagonista. Tra i dipinti la Disputa con i dottori nel tempio di Paolo Veronese , dove lo spazio archittettonico crea l'impianto prospettico altamente scenografico, il Battesimo di Cristo del Tintoretto e, soprattutto, la Lavanda dei piedi, con prospettiva accentuata che racchiude i personaggi in una sorta di grande palcoscenico. Dal centro della galleria si entra nella Sala 61 b che ospita i capolavori di Tiziano, ed in particolare Danae riceve la pioggia d'oro, un quadro di soggetto mitologico dipinto per le stanze del re Filippo II di Spagna, e Carlo V a cavallo alla battaglia di Muhlberg, un'iconografia insolita che ritrae Carlo come uomo assorto nella contemplazione di una vittoria ottenuta in nome dì Dio. Nella Sala 62b è d'obbligo soffermarsi sulla scena biblica Mosè salvato dalle acque del Nilo di Paolo Veronese, delineata dalla contrapposazione di intensi cromatismi, e raffigura personaggi vestiti secondo la moda veneziana del XVI secolo, sullo sfondo è visibile il paesaggio di una città. Ancora a pianterreno, da vedere due tele del Greco: il Ritratto del cavaliere con la mano sul petto (sala 60a) , paradigma del gentiluomo spagnolo del Cinquecento, e la Risurrezione (sala 61a), in cui la pennellata sembra quasi impalpabile ma conferisce una straordinaria leggerezza alle figure allungate. Primo e secondo piano Salendo al primo piano, la sala 10a propone il quadro Sir
Endìmion Porter in compagnia dell'artistadi
Antonie Van Dyck; in esso per la prima volta pittore e nobile
committente sono rappresentati in posizione quasi paritaria. Nella sala 24
colpisce il Cristo abbraccia San Bernardo di Francisco Ribalta,
in cui la luce di sapore caravaggesco modella le figure dando loro una
concretezza quasi marmorea. L'ampia sala 12 ospita opere del sivigliano Diego
Velàzquez, che insieme all'aragonese Francisco Goya, è uno degli
artisti simbolo del Prado. Le Menine è senza dubbio il suo quadro
più celebre, e rappresenta la sontuosa corte di Madrid, e trova nella
stupefacente intersezione degli spazi, nel sapiente gioco di rimandi visivi,
nella concretezza dei particolari,
i motivi dell'ammirazione che ha da sempre
suscitato. Bellissimi, nella stessa sala, Il trionfo di Bacco (o gli
Ubriachi), di ispirazione caravaggesca, L'officina di Vulcano con i
ritratti dei buffoni di corte, e la La resa di Breda, nella sala 16, che
celebra la vittoria degli spagnoli sui ribelli olandesi nel 1625. Sempre di Goya, al secondo piano, nella Sala 87, sono conservati, fra gli altri, i disegnie il Ritratto della Contessa di Chinchón; principessa di sangue reale, raffigurata qui in atteggiamento di dolce ed elegante abbandono. La visita può terminare con la sala 89, dove sono conservati sia la Maja desnuda e vestida, in entrambi una splendida Venere in carne e ossa, probabilmente la duchessa d'Alba, si rivela senza falsi pudori esponendo la propria bellezza. |