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Museo del Prado
L’edificio del museo del Prado, il
progetto del quale è da attribuire Juan de Villanueva, custodisce opere
importanti di pittura e scultura, ed è uno dei più ricchi del
mondo con i 7500 quadri, 4000 disegni e 900 sculture di proprietà. Al suo interno ne sono esposti a rotazione circa 1300
appartenenti alla pittura italiana, fiamminga, olandese, tedesca, e spagnola,
che da soli giustificano il viaggio nella capitale.
Per la visita occorre munirsi di una buona
guida ed il consiglio è quello di selezionare le opere da vedere in modo
da vederle nei dettagli e poter rimanere impresse nella mente anche quando
è trascorso tanto tempo, ed in questo modo occorre almeno mezza giornata
per le opere principali. Di seguito si segnalano solamente alcune solo anche
per capire l'importanza degli artisti esposti nel Museo.
Dalla calle di Felipe IV, che si raggiunge
in metrò con la linea 2, fermata Banco de España, davanti alla
facciata si nota in primo piano il monumento a Velázquez.
Piano terra
Si raggiunge l'ingresso, e subito si
presentano nella sala frontale 51c,
gli splendidi affreschi romanici dell'Ermita de la
Vera Cruz del Maderuelo, dal tratto nitido e dal delicato cromatismo. Il
salone 49 a destra, presenta opere del rinascimento italiano, in particolare si
possono ammirare la Storia di Nastagio degli Onesti diSandro
Botticelli, ispirata a una novella del Boccaccio, e l'Annunciazione
del Beato Angelico, dove luce che avvolge gli oggetti ed il colore da
vita e forma e li rende partecipi della perfezione divina,
il Transito della Vergine di Andrea
Mantegna, in cui le figure dai volumi scultorei si collocano in un ambiente
dalle predominanti linee orizzontali; sullo sfondo una veduta di Mantova. il
Cristo morto sostenuto da un angelo, opera dell'artista siciliano
Antonello da Messina, il Ritratto di Cardinale di
Raffaello.
Alla sinistra del salone si aprono sale dedicate alla pittura
spagnola quattro-cinquecentesca, e ai grandi esponenti della cultura fiamminga
fra xv e xvi secolo, tra cui la Deposizione dalla croce di Rogier
van der Weyden, in cui le figure, su sfondo dorato, compongono il movimento
dei corpi, accentuato dalle espressioni patetiche dei
volti, dai panneggi scolpiti e dai colori smaglianti, tra cui l'azzurro del
manto della Vergine, ottenuto dalla preziosa polvere di lapislazzulo. Nella
sala 56 il Giardino delle delizie di Hyeronimus Bosch, opera
visionaria e complessa, ilTrionfo della Morte di Pieter Bruegel il
Vecchio,
dal tratto preciso e dal colore intenso che racchiude il
messaggio che sfuggire alla morte è impossibile. Nella Sala 54 spicca
l'Autoritratto di Albrecht Dùrer in cui l'artista si
ritrae in abiti da cortigiano.
Il salone 75 continua il percorso cronologico dell'arte italiana
cominciato nel precedente salone 49, dove la pittura veneta è
protagonista. Tra i dipinti la Disputa con i dottori nel tempio di
Paolo Veronese , dove lo spazio archittettonico crea l'impianto
prospettico altamente scenografico,
il Battesimo di Cristo del Tintoretto e,
soprattutto, la Lavanda dei piedi, con prospettiva accentuata che
racchiude i personaggi in una sorta di grande palcoscenico. Dal centro della
galleria si entra nella Sala 61 b che ospita i capolavori di Tiziano, ed in
particolare Danae riceve la pioggia d'oro, un quadro di soggetto
mitologico dipinto per le stanze del re Filippo II di Spagna, e Carlo V a
cavallo alla battaglia di Muhlberg, un'iconografia
insolita che ritrae Carlo come uomo assorto nella contemplazione di una
vittoria ottenuta in nome dì Dio. Nella Sala 62b è d'obbligo
soffermarsi sulla scena biblica Mosè salvato dalle acque del Nilo
di Paolo Veronese, delineata dalla contrapposazione di intensi
cromatismi, e raffigura personaggi vestiti secondo la moda veneziana del XVI
secolo, sullo sfondo è visibile il paesaggio di una città. Ancora
a pianterreno, da vedere due tele del Greco: il Ritratto del cavaliere con
la mano sul petto (sala 60a) , paradigma del gentiluomo spagnolo del
Cinquecento, e la Risurrezione (sala 61a), in cui la pennellata sembra
quasi impalpabile ma conferisce una straordinaria leggerezza alle figure
allungate.
Primo e secondo
piano
Salendo al primo piano, la sala 10a propone il quadro Sir
Endìmion Porter in compagnia dell'artista di
Antonie Van Dyck; in esso per la prima volta pittore e nobile
committente sono rappresentati in posizione quasi paritaria. Nella sala 24
colpisce il Cristo abbraccia San Bernardo di Francisco Ribalta,
in cui la luce di sapore caravaggesco modella le figure dando loro una
concretezza quasi marmorea. L'ampia sala 12 ospita opere del sivigliano Diego
Velàzquez, che insieme all'aragonese Francisco Goya, è uno degli
artisti simbolo del Prado. Le Menine è senza dubbio il suo quadro
più celebre, e rappresenta la sontuosa corte di Madrid, e trova nella
stupefacente intersezione degli spazi, nel sapiente gioco di rimandi visivi,
nella concretezza dei particolari,
i motivi dell'ammirazione che ha da sempre
suscitato. Bellissimi, nella stessa sala, Il trionfo di Bacco (o gli
Ubriachi), di ispirazione caravaggesca, L'officina di Vulcano con i
ritratti dei buffoni di corte, e la La resa di Breda, nella sala 16, che
celebra la vittoria degli spagnoli sui ribelli olandesi nel 1625. Passiamo
a Goya e segnaliamo nella sala 32 l'enorme tela raffigurante La famiglia di
Carlo IV , vera galleria di ritratti, che reca nella
raffigurazione dell'artista, dipinto accanto ai principi, un dichiarato omaggio
a Velàzquez, nella sala 39 Le fucilazioni del 3 di maggio, mentre
assolutamente da non perdere la Sala 37, con le celebri pinturas negras,
una serie di dipinti, che mostrano un uso del colore e del tratto quasi
espressionista.
Sempre di Goya, al secondo piano,
nella Sala 87, sono conservati, fra gli altri, i disegnie il Ritratto
della Contessa di Chinchón; principessa di sangue reale, raffigurata
qui in atteggiamento di dolce ed elegante abbandono. La visita può
terminare con la sala 89, dove sono conservati sia la Maja desnuda e
vestida, in entrambi una splendida Venere in carne e ossa, probabilmente la
duchessa d'Alba, si rivela senza falsi pudori esponendo la propria
bellezza. |