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L'aspetto tipicamente aristocratico di queste dimore signorili costituisce la testimonianza più immediata del prestigioso retaggio storico di Saluzzo. La storia documentata della città inizia poco dopo l'anno mille: nell'atto di fondazione dell'abbazia di Caramagna, datato 28 maggio 1028, è infatti citata una terra, pertinente ad una fortificazione, con tale nome. Ritrovamenti archeologici e tradizioni antiche confortano tuttavia supposizioni di insediamenti ancora anteriori. Dalla seconda metà del secolo XI al 1459, la storia della città è legata indissolubilmente a quella dell'omonimo Marchesato sorto nel corso delle guerre intestine seguite alla dissoluzione del vasto dominio della potente famiglia Arduinica. Superata la fase iniziale di consolidamento, il piccolo Stato - forte delle sue difese naturali, appoggiate sulle Valli alpine, e delle divisioni dei rivali - riuscì a sopravvivere alle interminabili lotte scatenate da grandi e ricchi Comuni, come Asti, da signorie vicine ed ostili (Savoia, Monferrato, Acaja) e da scomodi invasori stranieri (Angioini). Dalla metà del 1100 a quella del 1500, quattordici marchesi si succedono alla guida del piccolo stato di confine. Legato alla Francia non solo da un'alleanza politica, ma anche da affinità linguistiche e culturali, Saluzzo è coinvolta nelle guerre europee franco-imperiali e si candida alla formazione di uno stato regionale piemontese, contrastando significativamente la casata dei Savoia. Nel 1400 la città assume i connotati di una vera e propria capitale: racchiusa tra le nuove mura trecentesche, la città assume il suo aspetto maturo. Signore è Ludovico II (1475-1504), il decimo marchese di una stirpe ambiziosa e guerriera, che ha per motto il termine germanico "Nodi" ("ancora"). Sovrano illuminato, si destreggia abilmente con una politica d'equilibrio fra il potente alleato, la Francia, e l'aggressivo avversario di sempre, il Ducato di Savoia, che gli contende l'espansione nella pianura. Educato alla corte di Francia, Ludovico è un uomo di vasta cultura e di molteplici interessi: chiama infatti alla sua corte giuristi, letterati, artisti, tipografi; protegge i commerci, promuove opere pubbliche importanti come il traforo del Viso; amplia ed abbellisce il castello, facendo erigere il torrione rotondo, e lo trasforma da fortezza difensiva in confortevole e raffinata dimora. Con lui il marchesato è all'apogeo delle sue fortune, giungendo a battere monete in oro. A corte ha un ruolo non secondario la marchesa Margherita di Foix, francesina colta e ambiziosissima, andata sposa diciottenne al più che cinquantenne Ludovico, vedovo di Giovanna di Monferrato. Il matrimonio è positivo per molti versi: Margherita ha spirito e carattere, una dote di diecimila scudi d'oro del sole, assicura la sospirata discendenza con cinque figli maschi, introduce in Saluzzo il gusto artistico e l'eleganza mondana delle corti d'Europa. Alla morte di Ludovico, tuttavia, per avidità di governo, semina discordia fra i propri figli, i legittimi eredi, generando lotte intestine che avviano il marchesato ad una irreversibile decadenza. Nel 1549, in un Piemonte distrutto e reso deserto dalle stragi, dai saccheggi e dalla carestia, l'ultimo Marchese, Gabriele, venne soppresso dai "protettori" francesi, ed il Saluzzese annesso alla Monarchia d'Oltralpe per un periodo di quarant'anni circa. La dominazione straniera ebbe termine di fatto nel 1589, con l'occupazione da parte delle armate sabaude di Carlo Emanuele I, deciso ad eliminare la pericolosa via di penetrazione francese in Italia, e di diritto con il Trattato di Lione del 17 gennaio 1601, che sancì definitivamente l'annessione di Saluzzo al ducato sabaudo, le cui sorti seguì da allora in avanti, nel bene e nel male. |