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Alle falde
dell'Etna
Detto anche
Mongibello dall'arabo Ghebelmonte, l'altezza dell'Etna è circa di 3350
metri e il suo perimetro è 212 km. La
sua storia ci racconta di circa 140 eruzioni che hanno terrificato da sempre
gli uomini, ma con il passare del tempo la lava si è trasformata in
terreno particolarmente fertile e fecondo. L'eruzione più famosa
è quella del 1669 perché la lava raggiunge la città di
Catania arrivando fino al mare, Un'altra memorabile è quella del 1928
che distrusse Mascali, successivamente ricostruita. In Inverno questa montagna
vulcanica è imbiancata dai 1 metri in su creando vasti campi da sei
frequentati soprattutto dai catanesi. L'attività eruttiva si
manifesta soprattutto dal cratere terminale e da altri 400 caratteri minori
localizzabili in vaste zone laviche che sprofondano in squarci giganteschi, il
più grande è la cosiddetta Valle del Bove. La vegetazione
presenta tipiche stratificazioni altimetriche. Nella parte bassa fino a 500
metri è un susseguirsi d'aranceti, vigneti (non perdetevi un assaggio
del vino locale), uliveti, carrube, mandorli, pistacchi e perfino magnifici
banani. Tra le specie più interessanti sono il finocchio maino, il
cappero e la ginestra. Andando più in alto s'incontrano cespugli di
ginepri e di grande botanico è il bagolaro di Tounerfort, capace di fare
penetrare le sue radici nella dura lava. (L'Etna è stato dichiarato nel
1981 Parco naturale). Oltre all'itinerario del vulcano vero e proprio,
è possibile seguirne un altro alternativo che tocca tutti i paesi
intorno all'Etna, ricchi di memoria medioevale e barocca, collegati fra loro da
ferrovie e strade, ugualmente interessante per particolari situazioni
ambientali e storico artistiche: - A Trecastagni troviamo il santuario di
S.Alfio - A S. Alfio è possibile vedere il castagno Centocavalli,
famoso per le dimensioni (tronchi da 60 m.) e la longevità (ha
un'età media di 4000 anni.
Randazzo
non avendo subito mai danni dalle calate laviche conserva il suo aspetto
medioevale. Gli abitanti appartengono a tre diversi gruppi etnici che fino al
XVI secolo parlavano la loro lingua originaria: la greca, la latina e la
lombarda. Tre sono la principali chiese di Randazzo: - S. Maria d'origine
sveva, modificata successivamente, le navate e l'abside sono originali, e bello
è anche l'interno cinquecentesco: i portali sono gotico-catalani del
400; - S. Nicolò dalla struttura trecentesca e il retro del 500 e
600; - S. Martino ha un bellissimo campanile merlato e opere d'arte
incantevoli all'interno.
A diciotto chilometri da Randazzo incontriamo
Bronte. Nel 1799 il paese fu ceduto in feudo
insieme al titolo di duca da re Ferdinando di Borbone all'ammiraglio Nelson
come ricompensa per l'aiuto prestatogli nei moti insurrezionali di Napoli.
Incuriosirà sapere che il reverendo Patrick O'Brunty, padre di Emily
Bronte, autrice di Cime Tempestose, cambiò il proprio cognome in Bronte
in omaggio a Nelson. Adrano è nota
soprattutto per il possente castello Normanno a pianta quadrilatera situato
nella piazza centrale. Anche a Paternò
troviamo un castello normanno rifatto nel trecento. Sotto il castello
è l'antica chiesa di Santa Maria della valle di Gioraf con uno stupendo
portale gotico che vale la pena ammirare. Salendo da Paternò si
arriva a Belfasso e dopo Boriello e Nicolari si punta verso la sommità
del vulcano. Qui il paesaggio assume un aspetto lunare e arrivando in
prossimità del cratere sommitale lo spettacolo è impressionante e
molto suggestivo. |
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