Piani di volo I trasteverini di ieri

di Andrea PIOVANO
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Una Soho alla romana

I trasteverini di ieri

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Trastevere

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Una nuova anima vivifica le strade. La vita rionale è ormai un ricordo e come tale riaffiora alla memoria il film Roma di Federico Fellini. In una scena il regista insegue per una dichiarazione Anna Magnani che lo apostrofa così: «A Federì, vattene a dormì ch’è mejo». L’attrice, realmente vissuta a Trastevere, ne incarnò lo spirito: ultima tra i grandi personaggi che abitarono quelle case segue a numerosi nomi dell’arte e della letteratura.

Vi nacque Guillaume Apollinaire, noto per l’opera poetica Calligrammes, vi risiedette il poeta romanesco Trilussa. Leopardi, che non amò Roma, da Trastevere trasse una sensazione di piacere e di gioia:

«Risuona dallo strepito dei telai e di altri tali instrumenti, e del canto delle donne e degli operai […]. In una città oziosa, dissipata, senza metodo è pur bello considerare l’immagine della vita ordinata e occupata in professioni utili e […] di persone che vivono di travaglio, e non d’intrigo, d’impostura e d’inganno, come la massima parte di questa popolazione.»

Nino Costa, pittore garibaldino ed esponente di spicco del movimento dei Macchiaioli, trasse ispirazione da questi luoghi. Rafael Alberti, grande amico di Pablo Picasso, vi trovò asilo negli anni del franchismo e all’intersecarsi di viuzze si ispirò per la raccolta di poesie: Roma pericolo per il viandante.

Tra le donne passate alla storia si deve senz’altro ricordare Santa Cecilia, in onore della quale venne costruita la chiesa omonima. Dai tempi di Marco Aurelio si sono conservate le tracce del martirio da lei subito: nei sotterranei della chiesa sono visibili i frammenti della caldaia in cui venne rinchiusa e quindi decapitata perché, nonostante i vapori, tardava a morire. Il fascino del martirio è legato al miracolo avvenuto al momento dell’apertura della tomba, quando, quattrocento anni dopo, la salma tornò alla luce intatta. L’evento si ripeté nel 1559 e Stefano Maderno ne scolpì allora la statua tombale. Tra le altre donne trasteverine celebri, si ricorda Margherita Luti, la bellissima modella amata da Raffaello e da lui eternata nel dipinto La Fornarina. La sua casa e il giardino pensile, all’angolo di via della Lungara e Porta Settimiana, sono visitabili.

Oggi i trasteverini doc sono solo un terzo degli abitanti, gli altri, la maggior parte stranieri, vivono nei costosissimi attici, nei pied à terre, nelle mansarde e nei loft (dieci milioni circa al metro quadro è il prezzo degli alloggi). Alla base della mutazione vi è una radicale trasformazione dell’assetto sociale. Sul finire degli anni sessanta infatti, una borghesia illuminata appartenente al mondo dell’arte, del giornalismo, del cinema e della moda si è via via mescolata ad operai, artigiani e commercianti, modificando il costume e i modi di vita del rione.

Trastevere è oggi luccichio di forme e atmosfera irreale, mescolanza e convivenza di culture differenti e sovrapposte. Certo resta un sottofondo nostalgico per i tempi perduti, quando larte viveva a Trastevere personificata dai suoi stessi abitanti o nasceva dalla semplicità dello «strepito dei telai e di altri tali instrumenti, e dal canto delle donne e degli operai».