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di Maruska Palpacelli |
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Per conoscere a fondo un territorio bisogna avvicinare la gente del posto, con la propria storia ed il suo linguaggio, soprattutto quello dei più anziani ancora legati al loro passato e al loro dialetto; Le Marche, regione al plurale, hanno al loro interno una zona, il Piceno, tra le province di Macerata e Fermo, terra di forti tradizioni legate al lavoro nei campi, quando dominava la mezzadria e la vita dei contadini era segnata dalla fatica e dallobbedienza. Qui è viva una tradizione orale molto sentita, che ha dato origine a una grande manifestazione annuale (Festival del Folklore), che ripropone in un clima festoso di danze e canti le abitudini e le attività del passato di questa zona. Le danze sono quelle tipiche del folklore, come il saltarello; i canti sono quelli che si inventavano nelle dure giornate di lavoro, specialmente durante la mietitura (col falcetto, a mano), o la vendemmia, oppure la "scartocciata" del granoturco. Cantare così, lavorando, serviva a sopportare meglio la fatica, a sentirsi uniti e in armonia, a volte persino in allegria. Oggi che non riusciamo quasi più a ridere o a sorridere, avvertiamo il desiderio di sapere "COM'ERA PRIMA", per capirci di più, adesso. Ma come fare? Ci aiuta questa regione, ancora a misura duomo, che ci offre, attraverso la parlata tipica dellItalia Centrale, tutta una serie di stornelli, ne presento quattro, in cui vi è la sintesi di pezzi di quella realtà. Lamore, come sempre, è al primo posto: visto con ironia se le cose andavano male, o con delicatezza se vi erano speranze di un lieto fine. Invece, nei canti "a batocco" (cioè a domanda e risposta) troviamo lo scherno nei confronti dellamata che rifiuta il corteggiamento dellinnamorato, oppure fra due donne rivali in amore o in bellezza, ecc.. Dunque, il grano turco veniva raccolto e poi portato sullaia, disponendolo a cerchio. I contadini che avevano partecipato alla raccolta vi si sedevano sopra e mentre "scartocciavano" intonavano questo tipo di canto, una sorta di "botta e risposta" fra luomo e la donna, che iniziava lo stornello con una intonazione; luomo rispondeva con lo stornello, ma con unaltra intonazione. Al ritornello partecipavano tutti gli altri: Largomento è quasi sempre lamore, qui con toni smaliziati e scanzonati. I "dispetti" si cantavano in qualsiasi momento, soprattutto di sera, quando i giovani uomini andavano "a veglia": Durante il cammino ognuno si fermava a cantare questi "dispetti" davanti alla casa dellinnamorata, che puntualmente lo respingeva: Ma anche le donne - come già abbiamo detto - li cantavano alle loro "avversarie" per invidia o per gelosia. Al primo impatto potrebbero sembrare intraducibili o incomprensibili. Un pizzico di disponibilità, la semplicità dei termini, la mancanza di una struttura metrica precisa, inducono il lettore appassionato a soffermarsi e a sorridere su queste vicende. |