Il Presepe nel Pozzo
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L'ambientazione del Presepe nel Pozzo

Durante l’anno le grotte del Pozzo della Cava e gli altri spazi (cortile compreso) sono lo scenario di alcuni eventi, quali piccole rappresentazioni medievali, concerti, incontri,…

Senza dubbio l’evento più importante, divenuto in pochi anni uno degli appuntamenti immancabili del Natale orvietano e salito più di una volta alla ribalta dei media nazionali, è il Presepe nel Pozzo.

Una delle caratteristiche del Presepe nel Pozzo è senza dubbio la singolare ambientazione, in un percorso di grotte ricche di ritrovamenti archeologici, che si snoda nel sottosuolo del quartiere medievale di Orvieto. Una parte del presepio è addirittura allestita grazie al prezioso contributo di esperti speleologi all'interno del Pozzo della Cava, quasi sospesa su uno strapiombo di 36 metri di profondità

L’idea è semplice: ricreare l’ambiente e le atmosfere della Palestina dell’anno zero con dei personaggi animati a grandezza naturale; e per fare tutto questo si è pensato al percorso archeologico sotterraneo del Pozzo della Cava, ricco di ritrovamenti etruschi e medievali, riportato alla luce da qualche decennio nel quartiere medievale di Orvieto.

E' comunque una ambientazione continua, senza suddivisioni in scene separate; in questo modo lo spettatore si trova fisicamente dentro il presepio, accanto ai personaggi e in mezzo alla scena.

Sarà stata questa scelta dell’ambientazione, sarà la cura quasi maniacale della ricostruzione storica -gli abiti, gli arredi, le musiche e gli elementi scenografici sono rifatti in maniera quanto più possibile vicina agli originali del tempo di Cristo- o sarà la realisticità dei personaggi realizzati con i materiali e le tecniche degli effetti speciali teatrali e cinematografici, sta di fatto che ogni anno è stato un successo.

E ogni anno è stata una nuova sfida, con un nuovo allestimento ed un nuovo tema conduttore, con nuove soluzioni scenografiche e nuove peripezie degli speleologi, insomma, ogni anno una nuova "sceneggiatura", ma sempre con un occhio attento al visitatore, che si trova fisicamente dentro al presepio, parte integrante della scena, in un ambiente senza soluzione di continuità. Con una attenzione particolare al fatto che si tratta di un visitatore del duemila, che conosce già la storia del primo Natale e ne ha già visto centinaia di rappresentazioni differenti, un visitatore a cui suggerire nuove ipotesi o dare importanti conferme, in un gioco filologico tra tradizione e testi sacri, tra storia e nuove strade percorribili, sempre coscienti che a volte è più forte il fascino delle ipotesi del piacere della certezza.

Il ripristino del grande arco su Via della Cava, che nel Rinascimento costituiva l'unico accesso al pozzo che ne porta il nome, ha consentito di aprire il nuovo ingresso. La sua chiusura risale ai tempi della guerra di Castro, quando tutte i passaggi che si affacciavano sulla Cava vennero murati, comprese le porte delle abitazioni.
A ricordare ai cittadini sia la presenza del pozzo che la sua chiusura, era stata apposta dalle autorità comunali una lapide nel 1646.

Contemporaneamente alla riapertura dell'arco e al rinvenimento di questo importante fregio, si è provveduto anche al riallestimento della parte espositivo-museale delle grotte del Pozzo della Cava, con una migliore collocazione e ripartizione dei numerosi reperti delle due fornaci di ceramica e dei frammenti di "lustro" rinvenuti accanto alla muffola.

Questa scelta del nuovo ingresso permette sia di proiettare il visitatore dentro la scena, sia di valorizzare i numerosi ritrovamenti archeologici delle prime otto stanze del percorso ipogeo del Pozzo della Cava, tra cui due fornaci di ceramica medievale con numerosi resti in maiolica, una cisterna etrusca e diversi butti, fino a due anni fa quasi completamente occupate dal presepio.