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di Valeria Rosa |
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Dal Borgo Nuovo al Borgo Vecchio Bardonecchia gode di una posizione invidiabile, adagiata con grazia al centro di un grande anfiteatro e chiusa nel cerchio incantato di quattro valli: Rochemolles, Fréjus, Rho e Mélezet, con la catena dei Re Magi che divide la valle della Rho dalla Valle Stretta . Il panorama è superbo e incornicia la città che è divisa in due parti distinte: il Borgo Nuovo e quello Vecchio. La parte più recente della cittadina, il Borgo Nuovo, si trova nella sua parte bassa, attorno alla ferrovia, ed è composta perlopiù da edifici residenziali e d alberghi. Una delle vie che la caratterizza è la centralissima e animata Via Medail e, percorrendola, si arriva al Borgo Vecchio, loriginario nucleo urbano di case alpestri. Il Borgo Antico (o Vecchio) vanta una
storia secolare e un interessante patrimonio artistico, disperso anche nelle
borgate del suo territorio. Gran parte del Borgo Vecchio è stato da poco
oggetto di interventi di riqualificazione ambientale, con la pavimentazione in
pietra di molte strade, il rifacimento dell'impianto di illuminazione e la
collocazione di elementi di arredo urbano.
In alcune vie, sulle pareti delle abitazioni
esposte favorevolmente, sono ancora presenti alcune meridiane, o orologi solari
(Via Fiume, Via Pasubio, Via Herbarel, Piazza Suspize). Attraversando le vie
Giolitti e Des Geneys, accuratamente lastricate, si è subito affiancati
dagli antichi edifici medioevali del borgo, impreziositi da piante e fiori
colorati e da piccoli particolari curati, come le tendine ricamate e gli
oggetti intagliati nel legno, affissi alle facciate. Si giunge poi alla
Chiesa Parrocchiale di S. Ippolito, raccolto
attorno alla quale si sviluppò l'antico nucleo abitato di Bardonecchia .
La chiesa, ricostruita tra il 1826 ed il 1829 nella medesima area in cui
sorgeva la primitiva chiesa romanica, ha due campanili, uno ottocentesco a base
quadrata, e laltro, sul lato sinistro, romanico. Sulla piazza della chiesa si affaccia il Museo Civico: museo etnografico che raccoglie molte interessanti testimonianze della cultura materiale locale, oggetti, mobili ed attrezzi nonché antichità di carattere religioso. Piccolo ma importante, mantiene vivi i valori e i ricordi di una società che si è gradualmente e profondamente trasformata: l'economia locale, un tempo basata sulla povera agricoltura di montagna, è stata progressivamente soppiantata dalle molteplici attività turistiche. Il museo ospita una pregevole raccolta d'antichi oggetti, in massima parte realizzati in legno, suddivisa praticamente in due comparti: in uno le testimonianze della vita e delle attività quotidiane, nell'altro oggetti di manifattura fra cui mobili scolpiti in modo raffinato e preziosi pizzi a tombolo, strumento con il quale si confezionavano i pizzi (lavorazione che pare sia stata introdotta in Alta Valle Susa nel XVII secolo). Fra l'altro il museo ben documenta come un tempo, fra gli elementi d'arredo delle case di montagna, spiccasse la semplice e funzionale piattaia: era diffusa in tutte le cucine, carica di piatti e scodelle in stagno e terracotta. Accanto ad un esemplare di tal mobile trovano posto due cofani in legno decorato con motivi gotici, adatti a contenere granaglie e farina, e le culle per i bambini che, realizzate con grande cura, costituiscono piccole opere d'arte. Di valore sono anche le testimonianze legate alla vita religiosa, come la scultura lignea raffigurante San Giovanni Battista (proveniente dall'abbazia della Novalesa), un paramento del '400, statue, stendardi, quadri religiosi e un portarosario intarsiato. Sulle pareti della sala del primo piano sono esposte vecchie fotografie che ritraggono le attività agricole non più praticate. La visita prosegue con una rassegna d'attrezzi per l'agricoltura, che - come quasi tutti gli oggetti d'uso - erano costruiti intagliando a mano prezioso legno di pino cembro o di meleze (il larice locale). Dello stesso materiale erano fatte le tubazioni dell'antico acquedotto, anch'esse presenti nel museo. Interessanti sono poi i finimenti completi per cavalli, muli e asini. Un'ultima parte del museo è dedicata al costume femminile locale, simile a quello dei paesi del vicino Delfinato. La veste dei giorni di lavoro, di tessuto ruvido e scuro, era completata da una cappellina di paglia a tesa larga: ornata con nastri colorati che pendevano lungo la schiena, serviva a riparare dal sole. La veste di panno nero indossata nei giorni di festa era invece arricchita da uno scialle di seta, di colore diverso secondo i diversi tempi liturgici. |