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Il San Vicino e
Cingoli
Sarebbe bello poter volare in alto e
guardarli da lassù, questi due possenti "guardiani" del territorio
compreso fra l'entroterra maceratese e la costa anconitana: si chiamano l'uno
San Vicino e l'altro Conero (forse il nome di quest'ultimo è più
familiare). Sono i due monti che
caratterizzano questa parte delle Marche, dalla montagna al mare, e si trovano
quasi l'uno di fronte all'altro come se stessero a proteggere, a fare da
riferimento a chi ha la fortuna di abitare da queste. Il
San Vicino (sembra che questo nome gli sia stato
dato perché, da qualunque versante si giunga alla grande circonferenza
della sua base, che si distribuisce fra i territori delle province di Ancona e
Macerata, esso appare - appunto - "vicino") è un monte dal profilo
particolare e talmente delineato da sembrare quasi ritagliato da un cartoncino
e appiccicato là, nello sfondo del cielo. Quando mio figlio era bambino
e tutti insieme ci incantavamo al tramonto del sole, lui diceva che il monte
sembrava il profilo di una elefantessa con la carovana dei suoi piccoli al
seguito, annodati con le loro proboscidi. Un ritratto più indovinato
credo non si possa inventare. Ma c'è di più: la sua vetta, che
raggiunge i 1.479 metri di altezza, è un bollettino meteorologico
infallibile per gli abitanti del luogo, tanto che sono stati coniati alcuni
detti proverbiali che si rivelano sempre azzeccatissimi. Si dice, per esempio,
in autunno, che "se il San Vicino mette il cappello (cioé la neve che ne
copre la sommità) vendi la capra e compra il mantello". Invece alla fine
dell'inverno si guarda il monte e lo si scruta per poi trarne la sentenza; "se
il San Vicino si sbraca (si pulisce dalla neve) vendi il mantello e compra la
capra". E allora saliamoci, su questo
monte, su, su , guadagnando uno spettacolo di vegetazione sempre più
ricca. E se amate davvero gli alberi dovete proseguire da Pian dell'Elmo a
quota 1.000 e dirigervi verso un immenso bosco di faggi. Questo luogo paradisiaco si trova nei pressi del San
Vicino e si chiama Canfaito. Da quel versante si sovrastano la città di
Matelica e la vallata che conduce a Fabriano. Lassù, tra quella pace e
l'incanto, è impossibile pensare alle grandi problematiche del nostro
pianeta.
Ed è, appunto stando lassù
che cresce quella voglia irrealizzabile di allargare le braccia e poter volare
per raggiungere, volteggiando sopra le mille ondulazioni delle colline
degradanti verso il mare l'altro possente guardiano che sta, al centro della
nostra veduta, ad interrompere il filo del mare all'orizzonte: è il
monte Conero. Puntiamo quindi là,
dove alle prime luci del mattino scorgiamo il luccichio delle navi e i bagliori
della basilica di Loreto. Vicinissimo, il colle di Recanati. Per arrivarci,
animando solo di poco il battito delle nostre braccia, sorvoliamo un grande
specchio d'acqua, che riflette il verde intenso dei boschi che lo circondano.
É un invaso creato da uno sbarramento del fiume Musone (no, non è
arrabbiato!), un vivace torrente che sgorga da una falda del San Vicino e scende allegramente al mare
regalando ai pescatori ciò che cercano e... ai pensatori, scorci
naturalistici da sogno. Ha una forma particolare questo lago artificiale tra le
montagne: sembra una mano, con le dita che si internano tra i rilievi che fanno
da piedistallo al San Vicino. Voliamo, su, al di sopra delle tante colline, dei
tanti colori dati dalle diverse colture; qui girasoli, la macchie arboree,
olivi, vigneti e poi grano che, a seconda delle diverse altitudini qui è
stato mietuto e là non ancora... E sulle colline spiccano i centri
abitati: colpisce, fra questi, Cingoli, che
sovrasta, dai suoi 631 metri, tutti gli altri.
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