la pieve romanica La Pieve è il più antico monumento religioso di San Leo e dell'intero territorio del Montefeltro. Costituisce la prima testimonianza materiale della cristianizzazione di questa zona dell'entroterra la primitiva cellula di una storia che si mescola e confonde con la tradizione. Il termine latino "plebs" sta a significare popolo e cioè
coloro che componevano la primigenia comunità residente su questo masso
di Montefeltro, che il Santo dalmata Leone evangelizzò nell'epoca
tardo-antica (III° - IV° secolo). Fu lo stesso
Santo, che la tradizione vuole esercitasse il mestiere di tagliapietre, ad
edificare una prima chiesa dedicata all'Assunzione di Maria (la Dormitio
Virginis della liturgia orientale). La chiesa è innalzata su una pianta basilicale; la muratura esterna, in conci d'arenaria, calcare e pietre d'altra natura, è scandita da lesene originate da uno zoccolo più ampio conformato a mo' di base. II curvo profilo delle tre absidi è sottolineato da archetti pensili, formati da conci alternati a laterizi, ritmicamente disposti a tre a tre tra una lesena e la successiva. L'abside maggiore è ampia più del doppio delle due minori, cosicché queste ultime sono inglobate m essa per un terzo circa del loro perimetro, dando vita ad un carattere peculiare del romanico leontino che si ritrova anche nella vicina Cattedrale. Non è sopravvissuta la probabile archeggiatura dei fianchi e della facciata. Quest'ultima, altissima sulla roccia a strapiombo, è animata da cinque possenti contrafforti, il mediano dei quali è interrotto dalla bifora posta al centro della facciata. Si accede all'interno della chiesa da due portali praticati nei muri di fianco, ambedue - ad arco a pieno sesto - sormontati da una caratteristica loggetta cieca, nelle ghiere della quale, l'alternarsi dei conci bicolori, costituisce un rinnovato richiamo all'arte bizantina - ravennate. L'interno, ad impianto longitudinale, è scandito dalle arcate a pieno centro, impostate su sostegni alterni che dividono le tre navate. L'alternanza dei sostegni è congegnata nel succedersi di due colonne a due pilastri e di una colonna ad un pilastro, secondo un ritmo i cui precedenti vanno ricercati nell'architettura medievale d'oltralpe. Tutte e sei le colonne sono elementi di reimpiego e cioè frammenti d'epoca romana o tardo-antica utilizzati originariamente in altre costruzioni; lo stesso vale per i quattro capitelli corinzi che sormontano le colonne delle navate (databili tra il I° ed il IV° secolo). Le pareti interne della chiesa erano certamente intonacate ed in gran parte decorate da pitture ed affreschi di varia epoca, le tracce dei quali sono state disgraziatamente cancellate dai radicali restauri degli anni trenta. Il Presbiterio, rialzato sulla cripta, accoglie nell'incavo dell'abside centrale il bellissimo ciborio datato 882. che un'iscrizione recita dedicato dal Duca Orso alla Vergine. La data preziosa è stata ritenuta valida per datare l'intera costruzione, ma elementi strutturali pienamente romanici, come la composizione delle murature a filari regolari, o il reimpiego di frammenti scultorei altomedievali (come i pilastrini riutilizzati nelle pseudo loggette esterne, provenienti dalla recinzione del presbiterio, i quali presentano dei capitelli molto simili a quelli del ciborio) posticipano l'attuale assetto architettonico della chiesa al secolo XI°. La chiesa carolingia, probabilmente compromessa nella struttura da un svento traumatico quale un terremoto, venne quasi completamente ricostruita nel nuovo stile romanico certamente pochi anni dopo il fatidico anno mille. A tutt'oggi la Pieve costituisce comunque uno dei monumenti medievali più affascinanti dell'Italia centrale: insieme all'adiacente Duomo ed alla Torre campanaria va a conformare un vero e proprio 'campo dei miracoli'. |