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Prima dellitinerario, è bene conoscere questa Santa dal nome insolito, eletta Patrona di Cingoli, vissuta tra il 1216 ed il 1276. Ancora in giovane età, dopo una visione, lascia la natìa Gubbio, scalza, vestita da una pelle di porco e da una cintura metallica, iniziando il suo pellegrinaggio nellAppennino centrale. La sua venerazione è legata alle virtù taumaturgiche che manifestò ancora in vita. Infatti guarì numerose persone soprattutto donne- da svariate malattie, risuscitò una fanciulla e compì molti altri prodigi. Il suo pellegrinaggio la portò a CINGOLI, dove si svolgeranno gli avvenimenti di maggior rilievo della sua esistenza. Dopo alcuni anni passati in solitudine in una grotta sul monte Acuto, la Santa si recò nel monastero benedettino della città, dove morì nel 1276 ed il suo corpo si mantiene perfettamente intatto. Alla Santa vengono attribuiti molti miracoli, tra cui il miracolo delle ciliege, il più vivo nella devozione popolare cingolana, è immortalato da un quadro di Pier Simone Fanelli, collocato nel 1683 sullaltare maggiore della chiesa di Santa Sperandia. Questo è il racconto, come ci è stato tramandato. La chiesa e il convento avevano bisogno di riparazioni, per cui furono chiamati alcuni operai. Era inverno e durante il pranzo la Santa chiese loro se avessero bisogno di qualche cosa. Uno dei muratori, per scherzo, disse: " O Madre, gradiremmo delle ciliegie". Sperandia si allontanò e poco dopo riapparve con un cesto di belle e fresche ciliegie, tra lo stupore generale. E adesso vediamo lEremo scelto dalla Santa per la sua esperienza ascetica. Si apre sul versante nord del Monte Acuto e può essere considerato emblematico degli scempi perpetrati dalla mano devastatrice delluomo nella Valle del Rio Laque e nella sovrastante località della Roccaccia. Tuttavia, nonostante le numerose cave, le villette costruite in modo disordinato e gli insensati interventi "migliorativi" nella cavità stessa, il luogo rimane pur sempre il regno selvaggio dellisolamento che tanto è amato dagli eremiti: Già nel 1840, il monaco che abitava a S. Angelo volle costruire una piccola chiesa per i pellegrini. Per far questo utilizzò il materiale ottenuto abbattendo loriginale edificio di tre piccoli vani, allimbocco della grotta che ospitò la Santa nella sua lunga penitenza. Negli anni 70 si pensò di abbellire il sito, ponendo lastre di travertino sulla ripida scala daccesso, rifacendo la piccola e rustica chiesetta con discutibile gusto estetico e allargando il sentiero che porta alla cavità: Oggi la natura sta in parte rimarginando queste ferite. Per unidea della configurazione originaria della località, basta leggere laffascinante resoconto del Franceschini (1602). Al visitatore che, scesa la ripida scala, mette piede sul ripiano in vista della chiesa che ostruisce parzialmente lingresso della grotta, si presenta lampio panorama della sottostante valle coperta di boschi. Allinterno dello speco, si può comprendere quale poteva essere la vita di chi, per scelta di fede, si ritirava in luoghi tanto misteriosi ed angusti. Nei pressi della grotta si trova una buchetta rettangolare scavata nella roccia, che raccoglie le acque di percolazione; si tratta della fonte Acitona o Acitosa più volte descritta nelle cronache. La tradizione vuole che si sia formata per essere utilizzata dalla Santa eremita. Rimane sempre piena anche nei periodi di siccità. Ed ecco litinerario per raggiungere la grotta. |