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Reims
del viaggio -fittizio- dello splendido ed effervescente dramma giocoso di
Rossini Sì, certo:Reims rimanda quasi immediatamente alla magnifica
cattedrale gotica,nella quale appunto fino al 1825 venivano incoronati i re di
Francia. Ma Reims è per me
soprattutto un quadro. Forse non è neanche autografo (ma non ditelo ai
curatori del Musée des Beaux Arts, se ne avrebbero a male!). Parlo della Morte di Marat di
David. Di solito sui libri di
storia dell'arte è riprodotto il dipinto conservato ai Musées
royaux des Beaux -Arts di Bruxelles ;è maestoso e severo nella dedica
affettuosa che il pittore regala all'amico "A Marat, David".
Nel museo di Reims
il pittore invece ci tramanda una frase più complessa :"N'ayant pu me
corrompre ils m'ont assassinè" (non avendo potuto corrompermi, mi hanno
assassinato), come se tutti dovessero capire dal primo impatto di che natura
fosse "l'eroe Marat" e come l'omicidio -qualsiasi omicidio-fosse stupido ed
inutile. Quest'opera per me incarna il
vero spirito classico:l'arte per gli Antichi aveva una funzione didascalica ed
il Bello veniva di conseguenza Ecco, qui è lo stesso: David ci prende
per mano e ci racconta come per lui era il suo amico Marat. Era un infaticabile lavoratore, tanto è vero che
,nonostante la malattia che lo costringeva a lunghi bagni per tenere la pelle
idratata, lavorava nella vasca da bagno. Era paziente: non rifiutava udienza. come lo testimonia la
lettera "sacrilega" di Charlotte Corday che egli ancora regge in mano.
Era generoso: con la penna aveva appena
apposto la firma su un assegno da destinare alla vedova Corday ed inoltre il
mobilio scarno ed il lenzuolo rammendato ci fanno capire che il lusso era
abolito ed i suoi averi erano profusi per la causa della
rivoluzione. Poco importa se Marat non
fosse così: è questo l'unico Marat - quasi in carne ed ossa- che
la Storia ci ha tramandato. E' questa la
forza prorompente dell'immagine e "....quando si consideri la bellezza del
disegno c'è da restare con lo spirito confuso. Questo è il pane
dei forti e il trionfo dello spiritualismo; crudele come la natura, questo
quadro ha tutto il profumo dell'Ideale" (Ch.Baudelaire). E' vero,le cronache dell'epoca ci raccontano della
bruttezza e goffaggine di Marat. E' vero; se pensiamo ad un cadavere con un
asciugamano a mo' di turbante in testa, riverso in una vasca da bagno , ci
viene da sorridere. Eppure niente di tutto
ciò accade di fronte a quest'opera, che ha una magia prorompente .Lo
strumento di morte- il volgare coltellaccio da cucina ,è in penombra,
riverso per terra, mentre la luce colpisce di prepotenza lo strumento di lavoro
di Marat:la penna Sono cinque i Marat assassinati: a Bruxelles,a Versailles, al
Louvre, a Digione ed a Reims. Sarà lo slancio verticale, o sarà
questa frase ad effetto (che riprende una frase di Tacito) a farmi guardare con
affetto quest'opera. O forse è
solo una scusa per bere in questo viaggio il migliore champagne!
Ah, d'obbligo in valigia
"Nel museo di Reims" di Daniele del Giudice, Mondadori 1988 (si legge d'un
fiato!) e come colonna sonora "Il viaggio a Reims "di Rossini .
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