appunti di volo
Il silenzio e la bellezza della foresta umbra (pugliese)

di Ileana Vicentini
foto di Nello Becerica
La foresta del Sud con gli alberi del Nord

Ammiro spesso sull’Atlante geografico la nostra penisola. E’ meravigliosa, la nostra Italia. Perfetta, nella sua forma, da sembrare plasmata da un sapiente scultore che abbia voluto farne la più bella fra tutte le sue creazioni.

In genere la si descrive tagliata a fette: settentrionale, centrale, meridionale e insulare.

Percorrendola, invece, colpiscono quei particolari che - dovunque disseminati- ti danno la percezione di quel tutt’uno, di quella terra-madre, insomma, di cui è bello sentirsi figli.

A rafforzare questa sensazione (sono una altoatesina innamorata del Sud) è stata la recente visita alla Foresta Umbra in Puglia, definita la "Foresta del Sud con gli alberi del Nord".

Vi invito a fare un giretto, adesso, con l’Atlante alla mano. Trovata la Puglia? Bene. Ora l’indice va posato sul vasto altopiano del Gargano, il cosiddetto "sperone" dello stivale italiano. Lo so, il nome evoca mare, spiagge e tutta una serie di baie da raggiungere in barca.

Ma per un pomeriggio abbandoniamo le gioie dell’acqua e partiamo proprio dal centro turistico di Pugnochiuso. Saliamo sul pullman che ci porterà a conoscere un luogo che già aveva affascinato Orazio e percorriamo la litoranea fino a Vieste, costeggiando spiagge luminose, dove davvero lo spazio si dilata tra mare e cielo. Superiamo la città per imboccare la strada che muove verso l’interno del Parco Nazionale del Gargano e l’autista, mentre guida ormai tra il verde cupo delle piante secolari, ci descrive le caratteristiche della Foresta.

Intanto, perché "UMBRA" ? Nulla a che vedere con le regioni del Centro Italia. "Umbra", "ombra". Ombra, frescura.

Non vi sono tracce di incendi o vandalismi vari. Il nostro improvvisato cicerone, al volante, ce ne spiega le ragioni, prima fra tutte la mancanza di falde acquifere. Il Gargano è un altopiano calcareo, carsico e praticamente privo di una rete idrografica superficiale.

Se da un lato tutto ciò rappresenta un problema grandissimo, dall’altro è servito –finora- a preservarlo da fini speculativi e questo luogo va goduto così com’è, quasi una meravigliosa "selva selvaggia".

Qui, non solo non sono stati compiuti tagli dissennati, tranne quello fotografato (?), ma addirittura sono stati aggiunti arboreti sperimentali tra le tante piante già esistenti: faggi, càrpini, ontani, pini, ecc.

Si giunge quassù alla ricerca della tranquillità, alla voglia di passeggiare nel bosco, magari con un pic-nic vecchio stampo, senza quelle attrezzature che disturbano e spesso stravolgono posti come questo.

Il nostro pullman si ferma a quota 8OO e noi scendiamo a terra, armati di macchine fotografiche. Il primo scatto è dedicato alle "stars" che sono separate da noi da un sottile recinto: sono daini di tutte le età, abituati ai curiosi come noi e si avvicinano alla rete, porgendoci il loro muso per qualche coccola. Di fronte vi sono i mufloni, che sono più difficili da vedere.

Nel silenzio del luogo (parliamo e ci muoviamo tutti, eppure tutto è lieve e pacato) troviamo i segni della valorizzazione del patrimonio del Gargano e delle sue antiche tradizioni, tra cui il museo dei carbonai (per intenderci, coloro che ricavavano il carbone dalla combustione della legna).

Piano piano , si vanno formando quelle strutture - per lo più didattiche - che avvieranno all’interesse non solo per quel Gargano delle spiagge e dei villaggi turistici, bensì per quello, meno celebrato, del suo "cuore".

Sperando che in questo percorso la mano dell’uomo si posi delicata e solo per indicarci meglio questo pezzo di Italia da amare.