La foresta del Sud con gli alberi del
Nord
Ammiro spesso
sullAtlante geografico la nostra penisola. E meravigliosa, la
nostra Italia. Perfetta, nella sua forma, da sembrare plasmata da un sapiente
scultore che abbia voluto farne la più bella fra tutte le sue
creazioni.
In genere la si
descrive tagliata a fette: settentrionale, centrale, meridionale e
insulare.
Percorrendola,
invece, colpiscono quei particolari che - dovunque disseminati- ti danno la
percezione di quel tuttuno, di quella terra-madre, insomma, di cui
è bello sentirsi figli.
A
rafforzare questa sensazione (sono una altoatesina innamorata del Sud) è
stata la recente visita alla Foresta Umbra in
Puglia, definita la "Foresta del Sud con gli alberi del Nord".
Vi invito a fare un
giretto, adesso, con lAtlante alla mano. Trovata la Puglia? Bene. Ora
lindice va posato sul vasto altopiano del Gargano, il cosiddetto
"sperone" dello stivale italiano. Lo so, il nome evoca mare, spiagge e tutta
una serie di baie da raggiungere in barca.
Ma
per un pomeriggio abbandoniamo le gioie dellacqua e partiamo proprio dal
centro turistico di Pugnochiuso. Saliamo sul pullman che ci porterà a
conoscere un luogo che già aveva affascinato Orazio e percorriamo la
litoranea fino a Vieste, costeggiando spiagge luminose, dove davvero lo spazio
si dilata tra mare e cielo. Superiamo la città per imboccare la strada
che muove verso linterno del Parco Nazionale del Gargano e
lautista, mentre guida ormai tra il verde cupo delle piante secolari, ci
descrive le caratteristiche della Foresta.
Intanto, perché "UMBRA" ? Nulla a che vedere con le
regioni del Centro Italia. "Umbra", "ombra". Ombra, frescura.
Non vi sono tracce di
incendi o vandalismi vari. Il nostro improvvisato cicerone, al volante, ce ne
spiega le ragioni, prima fra tutte la mancanza di falde acquifere. Il Gargano
è un altopiano calcareo, carsico e praticamente privo di una rete
idrografica superficiale.
Se da un lato tutto
ciò rappresenta un problema grandissimo, dallaltro è
servito finora- a preservarlo da fini speculativi e questo luogo va
goduto così comè, quasi una meravigliosa "selva selvaggia".
Qui, non solo non sono stati compiuti tagli dissennati,
tranne quello fotografato (?), ma addirittura sono stati aggiunti arboreti
sperimentali tra le tante piante già esistenti: faggi, càrpini,
ontani, pini, ecc.
Si giunge
quassù alla ricerca della tranquillità, alla voglia di
passeggiare nel bosco, magari con un pic-nic vecchio stampo, senza quelle
attrezzature che disturbano e spesso stravolgono posti come questo.
Il nostro pullman si
ferma a quota 8OO e noi scendiamo a terra, armati di macchine fotografiche.
Il primo scatto è dedicato alle "stars" che sono
separate da noi da un sottile recinto: sono daini
di tutte le età, abituati ai curiosi come noi e si avvicinano alla rete,
porgendoci il loro muso per qualche coccola. Di fronte vi sono i mufloni, che
sono più difficili da vedere.
Nel silenzio del
luogo (parliamo e ci muoviamo tutti, eppure tutto è lieve e pacato)
troviamo i segni della valorizzazione del patrimonio del Gargano e delle sue
antiche tradizioni, tra cui il museo dei carbonai (per intenderci, coloro che
ricavavano il carbone dalla combustione della legna).
Piano piano , si
vanno formando quelle strutture - per lo più didattiche - che avvieranno
allinteresse non solo per quel Gargano delle spiagge e dei villaggi
turistici, bensì per quello, meno celebrato, del suo "cuore".
Sperando che in
questo percorso la mano delluomo si posi delicata e solo per indicarci
meglio questo pezzo di Italia da amare. |